Nell’82, a Bologna, mi aggiravo per i vicoli ed ho assistito ad una scena che ho trovato irritante: un ragazzo magrebino fuggiva da un negozio con in mano un tetrapak di latte da 1/2 litro (già, non più di mezzo litro) mentre il negoziante gli era già alle spalle e gridava: “Fermatelo!”. Un robusto signore si è avventato sul ragazzo gettandolo a terra. Qualcuno aveva già chiamato i carabinieri. Nelle vicinanze passava un vigile, il quale si è diretto sul capannello che si era formato. In presenza del vigile, il robusto signore che teneva il ragazzo a terra, gli strusciava la testa sull’asfalto gridandogli: “Non si ruba!”. Il vigile non interveniva, lasciava sfogare quel signore il quale non era nemmeno il padrone dell’oggetto rubato. Tutti intorno sembravano approvare. Vista l’inazione del vigile ho pensato che si trattasse di una “sana lezione” che prevedeva il rilascio del ragazzo prima che arrivassero i carabinieri, ma al loro arrivo, il terribile ladro di latte veniva consegnato alle forze dell’ordine.

E’ vero, non si ruba, ma come direbbe un vescovo permissivo nei confronti dei ricchi bestemmiatori, bisognerà anche contestualizzare. Al di là della natura e dell’esiguità del furto, sono sempre stato convinto che se il ragazzo non fosse stato di chiare origini straniere (e africane per giunta) lo si sarebbe trattato con più rispetto, in fondo non era un teen ager. La Lega doveva ancora arrivare ma si sa che le idee danno frutti quando il terreno è fertile e il terreno del razzismo negli ultimi 40 anni in Italia è stato ben irrigato.

Come nel Far West, sentirsi dalla parte della ragione può portare i violenti a sfogare i propri istinti con la scusa della difesa della moralità. In fondo, un certo spirito goliardico che a Bologna sbeffeggiava i maruchein come meridionali che per farsi accettare dalla comunità tentavano di parlare dialetto bolognese ma con l’accento meridionale, ricorda molto da vicino lo sberleffo medievale nei confronti degli ebrei ma soprattutto dei “marrani”, cioè quegli ebrei che tentavano di redimersi agli occhi degli spagnoli convertendosi al cattolicesimo.

I marrani, come i maruchein dovevano insomma capire che non si acquista diritto di cittadinanza nemmeno tentando di adeguarsi ai costumi locali. Civis romanus sum, dicevano anticamente i galeotti che, potendo comprovarlo, volevano avere il privilegio di essere processati dai tribunali importanti dell’impero e non da quelli periferici e meno “evoluti”. Per i Greci gli stranieri erano “barbari” nel senso di balbuzienti, come se parlare una lingua straniera fosse un difetto di pronuncia. Insomma, il razzismo esiste da sempre e un po’ razzisti lo siamo tutti, più o meno inconsciamente, anche quando dichiariamo di non esserlo e magari ci diciamo “tolleranti”, che è un termine che designa sopportazione. Giorgio Gaber cantava: “In Virginia il signor Jones era l’uomo più antirazzista, un giorno sua figlia sposò un uomo di colore, lui disse ‘Bene!’ ma non era di buon umore”.

Ho citato volutamente Bologna perché a mio avviso rappresenta una delle città più civili e ospitali d’Italia. Come si suol dire, figuriamoci il resto! Oggi che la Lega è al governo e Berlusconi si permette di definire “abbronzato” il presidente degli Stati Uniti, in nome della guerra al “buonismo”, come se essere buoni fosse una colpa, la parola d’ordine è vantarsi del proprio razzismo. Esultando addirittura per la nobile impresa di rimandare a casa dei morti di fame che saranno prede facili dei luoghi deserti di civiltà.

Ecco una premessa di un’ordinanza del 2009 del comune di Drezzo (Co):
“Premesso che possono verificarsi in luoghi vari fenomeni di assembramento di persone, spesso legato al consumo di alcolici, tali da determinare turbamento e disturbo alla quiete pubblica; nei luoghi pubblici e aperti al pubblico del territorio di Drezzo è possibile che si trattengano stranieri in violazione delle disposizioni… etc. Nei luoghi pubblici e aperti al pubblico è inoltre possibile che circolino persone con il volto coperto o con qualsivoglia copricapo (o velo) tale da renderne difficoltoso il riconoscimento… E’ vietato l’utilizzo se non per motivi di sicurezza di qualsivoglia copricapo (o velo) che copra il viso e tale da rendere difficoltoso il riconoscimento della persona”.

Ora, è evidente che questa ordinanza è rivolta a stranieri di religione musulmana, ma siccome ciò sembrerebbe razzista, si parla di assembramento di persone legato al consumo di alcol (sostanza che mi sembra proibita ai musulmani osservanti). A Drezzo d’inverno fa freddo e qualcuno potrebbe decidere di girare con la sciarpa che gli copre il naso e il berretto in testa, ma in seguito a quest’osservanza ciò non sarebbe possibile, può quindi essere che le forze dell’ordine siano costrette a “contestualizzare”. Sicuramente ci sono votanti e politici leghisti che la pensano diversamente, ma è davvero vomitevole vedere quel video che gira su YouTube, tratto dal documentario di Canal+ Ascenseur pour les fachos, in cui Borghezio parla a riunioni di neonazisti ed elargisce consigli come: “Voi dovete penetrare nella politica senza dichiararvi apertamente, dovete partire dal regionalismo se no vi scambieranno per fascisti nostalgici”. Gente come quel tizio siede sugli scranni parlamentari votata “democraticamente” da gente che si reputa per bene.

In una canzone scritta dieci anni prima dell’82, intitolata La ballata di quelli nati in qualche posto, Georges Brassens diceva: “Essi compiangono di cuore tutti gli sfortunati e i maldestri che non hanno avuto la presenza di spirito di nascere nel loro paese”. L’idea che noi siamo il centro del mondo è insita in noi e dobbiamo conviverci, ma dobbiamo anche tenere le debite distanze dai nostri luoghi comuni mentali, in caso contrario non saremo diversi da quel tizio, che in un villaggio di vacanze per francesi in Italia, frequentato esclusivamente da francesi, ascoltando stupito alcuni bambini che parlavano tra loro disse: “Guarda ‘sti bambini, così piccoli e sanno già così bene il francese!”.

Articolo Precedente

A destra e a sinistra del lavoro

next
Articolo Successivo

Mirafiori, le lacrime per i diritti perduti

next