”Napolitano (e Feltri) cambiano bandiera”, il primo riscopre il tricolore “in chiave anti leghista” e il secondo “rinnega il berlusconismo”. E’ il titolo di oggi dell’editoriale del direttore del Giornale Allesandro Sallusti. Insomma, gli ex colleghi ora se le danno di santa ragione, chissà se per questioni personali o per rubarsi lettori.

Sallusti parte dal presidente della Repubblica: “Più che unire – scrive – l’inquilino del Colle evidentemente mira a spaccare, gli italiani (oltre 3 milioni i votanti del Carroccio alle ultime politiche) e il governo”. Da lui, prosegue, “nessun accenno, critica o richiamo a chi invece i simboli dell’Unità d’Italia li ha disprezzati per cinquant’anni. Cioè lui stesso e i suoi amici comunisti”.

Se Bossi ha un merito, precisa Sallusti, “è proprio quello di aver tenuto ancorato a “Roma ladrona”, attraverso Berlusconi, il giustificato malessere del Nord incompreso”, anche se “lo ha fatto a suo modo”.

Poi parte l’attacco all’ex direttore: “Fino a ieri tra i più autorevoli sostenitori del premier, in un incontro pubblico a Cortina, ha detto che Silvio Berlusconi non ha i numeri per candidarsi a capo dello Stato e che sarebbe addirittura meglio che non si ricandidasse neppure a premier. Fini, Bocchino e Di Pietro – si chiede Sallusti – possono contare su un nuovo alleato?”.

Ma cosa ha detto esattamente Feltri per meritarsi l’astio di Sallusti? Forse più che il giudizio su Berlusconi – “Io non credo e sinceramente non mi auguro che sia il prossimo presidente della Repubblica” – pesa la frase sullo stesso Sallusti. Alla domanda “è più bravo lui o Belpietro?”, il direttore editoriale di Libero ha infatti risposto: “Sono bravi tutti e due e io una classifica non l’ho mai fatta. Probabilmente Sallusti ha degli aspetti caratteriali che sono meno facili da digerire, almeno per me”. E poi rincara: “Ripeto, il problema di Sallusti non è certo professionale, è un problema di carattere”.

Nei prossimi mesi vedremo se tra questi “problemi” c’è anche la vendicatività. Forse, però, il problema è un altro ed è politico. Feltri, infatti, non ha mai nascosto la sua insofferenza ad ogni forma di controllo e, dice lui stesso, tende a “cambiare idea molto spesso”. In più, il suo rapporto con il premier non è dei migliori: “Diciamo che non c’è dialogo, perché parla quasi sempre lui”. Insomma, non è un fedelissimo su cui contare, e ora che se n’è andato a seconda dell’esigenza è un qualsiasi avversario da attaccare.

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