A rosicchiare gli ossi del Berlusconi bollito si sono dunque riuniti gli scalpitanti feudatari della Padania indipendente. Bossi ha condotto il Trota al banchetto per insegnargli l’uso del tovagliolo e siccome a tavola c’era anche Massimo Ponzellini, presidente della Popolare di Milano, lo ha anche erudito sull’uso delle banche nel Nord meritocratico. Dal fuoco del cuoco Gino sono usciti finferli e porcini e il consigliere Rai Angelo Maria Petroni. Mentre dal cuoio di Tremonti è saltato fuori Aldo Brancher, ex prete, ex carcerato, ex ministro, il vero contabile dei valori leghisti, transitati da Carlo Cattaneo alla palude romana, passando per Crediueronord.

Il cotechino, le lenticchie e il pallottoliere per contare la persistenza della maggioranza, al netto dell’attuale inflazione, li ha portati Calderoli, indimenticato regista delle riforme costituzionali ideate lì vicino, nella baita di Lorenzago, anno 2005, e purtroppo finite nel nulla. Al momento delle grappe ha telefonato il Cavaliere supremo. Ma siccome straparlava di comunisti in cachemire, barche, scarpe su misura, tramite una potente cimice padana, hanno trasferito la chiamata direttamente a D’Alema. Che l’ha girata a Signorini.

Il Fatto Quotidiano, 6 gennaio 2010

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