“Ha appena telefonato per fare gli auguri”. Giulio Tremonti lascia la tradizionale cena degli ossi a Calalzo di Cadore solo per comunicare ai giornalisti che Silvio Berlusconi ha chiamato. Poi è rientrato subito nella saletta riservata dell’albergo ferrovia. Dove il premier sarebbe dovuto arrivare in serata ma ha invece preferito evitare e inviare il fidato Aldo Brancher, l’ex ministro del Decentramento condannato a due anni in primo grado di ricettazione e appropriazione indebita. Brancher si è seduto con Tremonti, Massimo Ponzellini (presidente di Impregilo e Banca Popolare di Milano), i ministri leghisti Umberto Bossi e Roberto Calderoli. Presenti anche Roberto Castelli, il governatore del Veneto Luca Zaia, Luca Antonini, il consigliere Rai e fidato uomo tremontiano, Carlo Maria Petroni. Un covo di leghisti in cui il premier non ha mai messo piede. Difficilmente lo farà in futuro. Gli attriti con la Lega e con Tremonti sarebbero passati in secondo piano se Berlusconi fosse arrivato in territorio padano. Niente, ha telefonato. Anche lo stesso Senatùr oggi ha stemperato la situazione. “Niente voto a marzo”. Poco prima Berlusconi aveva negato le indiscrezioni sulla lita con il ministro dell’Economia.

Tra Berlusconi e Tremonti, del resto c’e’ sempre stato rispetto, amore mai. Ma il presidente del Consiglio non lo aveva sinora considerato come un pericolo per il proprio governo. Neanche quando lo scorso settembre Bossi, durante un incontro a villa Campari, propose il ministro dell’Economia come premier di un governo tecnico nel caso l’esecutivo di B. non avesse superato la fiducia ai cinque punti programmatici. Il Cavaliere accettò, con la certezza di non cadere in aula. Dal canto suo, Tremonti non si è mai prestato ai tavoli politici, delegando al leader della Lega l’incombenza. Fu Bossi, del resto, a convincerlo a incontrare il Cavaliere dopo l’estromissione dal secondo governo Berlusconi per lasciare la finanza a Domenico Siniscalco nel 2004. Ed è Bossi che fa da garante.

Così oggi Berlusconi si sente assediato, invischiato in una palude leghista. Da una parte Bossi minaccia che se il premier non amplia la maggioranza entro gennaio staccherà la spina per andare al voto, dall’altra parte il ministro dell’Economia ha sigillato i cordoni della borsa. E senza fondi è piuttosto difficile inventarsi ministeri, sottosegretariati, incarichi che invoglino i deputati di Fli o Udc ad accorrere in salvataggio di un governo ormai sempre più in difficoltà. Su una nave che affonda si sale solo se a bordo c’è un tesoro. Al momento è sul viale del tramonto anche il Pdl, un partito che presto cambierà simbolo e nome ma difficilmente la struttura monarchica. Berlusconi è costretto a tenere in piedi il governo. Se, come lasciano intendere le indiscrezioni, la consulta l’11 gennaio decidesse di non decidere, emettendo una sentenza interpretativa di rigetto, e quindi lasciando ai giudici l’incombenza di valutare a ogni processo se il legittimo impedimento è accoglibile o meno, il Cavaliere dovrà fare di tutto per restare a palazzo Chigi fino al 2013.

E’ evidente quindi che l’asse Bossi-Tremonti non sia visto bene ad Arcore. E di fatto i giornali di famiglia cominciano un lieve pressing sul titolare dell’Economia, con il Giornale che lo paragona a Fini e il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, che spiega perché, per quanto sia odiato, è meglio che non si muova troppo. Ma Tremonti dell’immobilismo mediatico ha fatto uno stile di vita. E’ ironico con i giornalisti, seppur poco li sopporti. Ancora più forte, se possibile, l’inimicizia endemica per i quotidiani. “Non leggo i giornali” è la risposta standard a chi gli chiede di commentare un’intervista o un determinato articolo. Tanto meno scrive ai giornali. Eppure ieri ha preso carta e penna per riprendere Repubblica che aveva riportato un suo virgolettato contro Berlusconi. Tremonti ha ovviamente smentito. “In passato di fronte a falsi analoghi, sono rimasto tranquillo. Ma stavolta avete davvero esagerato con la falsità. La prego di pubblicare questa mia lettera e di non perseverare nell’errore in futuro”. Anche perché in questi giorni Tremonti è in Cadore, sulle piste da sci.

Stasera ci sarà la cena degli ossi, tradizionale appuntamento leghista, cui anche Berlusconi era stato invitato. Ma il premier, considerato i commensali, ha forse preferito evitare. Bossi, Tremonti e Calderoli si godranno la serata senza dover stringere patti o, peggio, dover parlare di politica e maggioranze. Fatica inutile per Bossi, ormai serve il voto.

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