Singoli

M.I.A. – XXXO
Il nuovo album non è un granché, ma lei è un talento naturale e dove non arriva il metodo c’è la zampata. M.I.A. è una pop star moderna, anche troppo. Molto pop, molta contaminazione, tantissimo impegno sociale. Se non si perde, terrà testa a chiunque.

Duck Sauce – Barbra Streisand
Quando un brano arriva nelle automobili più sgangherate, quelle con l’impianto stereo più grande del bagagliaio, allora è arrivata la consacrazione. L’onda del successo di “Barbra Streisand” ha almeno sei mesi: inno da club dell’estate è ora un prodotto di massa. Duck Sauce è Armand Van Helden, un’istituzione della dance.

Cee-lo – Fuck You
È un brano del 2010, ma poteva essere scritto anche quartant’anni fa. Cee-lo Green, dopo i Gnarls Barkley, è rinato. La voce non manca, gli amici che mettono mani nella produzione nemmeno. Questo brano facile facile ha sbaragliato la concorrenza.

Adele – rolling in the deep
Dopo l’album d’esordio, “19”, ignorato in Italia ma premiato con due Grammy, le radio si sono attrezzate per mandare in programmazione il primo singolo tratto da ‘21’. C’è chi sogna una rivalità artistica senza quartiere tra lei e Amy Winehouse: il registro è lo stesso, il talento anche, lo stile di vita no. Ci sono tutti gli ingredienti per darsele di santa ragione.

Janelle Monáe – tightrope
Un po’ come M.I.A., Janelle rientra nel ristretto novero delle pop star “bioniche”, così normali e allo stesso tempo così lontane dall’immaginario da celebrità. Niente trucchi né fronzoli nella presentazione, un sacco di cura nei dettagli nella parte musicale. Queste nuove leve sanno cantare molto meglio delle loro rivali, ma dovranno impegnarsi molto per sfondare.


Personaggi

Lady Gaga (brano simbolo: Telephone)
Lady Gaga è arte contemporanea. Definirla solo una musicista è un insulto (tra l’altro non le converrebbe, dato che non brilla certo per quel lato del suo profilo). È un’intrattenitrice, una trendsetter, un’attivista politica, una modella, un modello per chissà quanta gente, una regina del marketing e dei nuovi media. Non è Madonna, la rivalità è anche forzata. È qualcos’altro, il cui impatto è ancora tutto da stabilire.

Fabri Fibra (brano simbolo: Vip in trip)
Anche Fibra è come Gaga, non è più solo un musicista né tantomeno un rapper (in molti rimpiangono il primo Fabrizio Tarducci, quello di oltre dieci anni fa). È un narratore, è un sociologo, è uno che conosce l’Italia molto più dei politici italiani che “qua qua perepè”. Difficile restargli indifferente, ancora più difficile non riconoscergli un valore all’interno della nostra opinione pubblica.

Robyn (brano simbolo: Dancing on my own)
Un album doppio, nell’era in cui un musicista dura al massimo una stagione, dimostra coraggio. Robyn, piccola bionda svedese, tra l’altro, ha fatto fior fior di gavetta. Con il tempo ha però acquisito consapevolezza dei suoi mezzi e si è inserita in un filone di ottima musica electro-pop di matrice scandinava, molto in voga nei circuiti un pochino meno mainstream.

Gil Scott-Heron (brano simbolo: I’m new here)
Rivederlo in scena è ammaliante. Riascoltare le sue storie è un privilegio. A molti questo nome non dirà assolutamente nulla, ma per alcuni Gil Scott-Heron rappresenta il caposaldo della poesia parlata americana, un uomo che ha fortemente contribuito alla nascita del rap e di molte forme di meticciato cultural-musicale. È tornato, e questo basta per renderlo uno dei personaggi del 2010.

Malika Ayane (brano simbolo: Mille)
Malika in un attimo: l’orchestra di Sanremo che si ribella contro la sua esclusione dal Festival. Ha resistito al televoto e, anzi, ne ha tratto ulteriore slancio per una carriera in continua evoluzione, tra cantautorato e soul, tra ska e cover impegnative. Lei, bravissima, rimane molto umile. E per questo tifo per lei.


Album

Vampire Weekend – Contra (brano simbolo: Holiday)
Conoscete i Vampire Weekend? Se la risposta è sì, non vi sorprenderete per nulla di questa presenza. Se la risposta, invece, dovesse essere no, vi dico solamente che questo album di sconosciuti è arrivato primo negli Stati Uniti, nell’anno di Gaga, Aguilera, Beyoncè, Justin Bieber e altri barbari di ogni sorta. Comprate “Contra” e ascoltatelo senza pensarci troppo.

Magnetic Man – Magnetic Man (brano simbolo: Perfect Stranger, live at Maida Vale)
Da un paio d’anni l’Inghilterra produce soprattutto dubstep, un genere figlio della fusione di dub, two step, rap e hip-hop. Magnetic Man è un trio che ha al suo interno i fondatori di questo nuovo hype, ossia Benga, Skream e Artwork. Sono gli Harlem Globetrotters del genere e non è un caso che siano qui. Nel brano che vi suggerisco si esibiscono con tre Mac e un’orchestra di violini.

Laura Marling – I speak because I can (brano simbolo: Devil’s spoke)
Lei, per intenderci, è la mia preferita di quest’anno. Ha vent’anni e a diciassette aveva già un album altrettanto clamoroso alle sue spalle. Scrive testi, eccezionali (vero motivo per cui è la mia preferita), canta da folk singer consumata. Il futuro è suo, il presente anche.

Caribou – Swim (brano simbolo: Odessa)
I videogiochi sono ottime cartine di tornasole delle tendenze musicali: quando un brano diventa colonna sonora della serie calcistica Fifa, ad esempio, è un successo. Quest’anno è il turno di Caribou, matematico canadese che si è divertito a prendersi gioco di noi con suoni ipnotici. L’album perfetto per tornare dal mare mentre il sole tramonta.

Kanye West – My beautiful dark twisted fantasy (brano simbolo: Runaway)
Cosa dire di un musicista che realizza un video clip da 34 minuti per lanciare il suo nuovo album? Che è megalomane. Se lo dicessimo a Kanye non si offenderebbe di certo. Fosse solo fuffa, forse, avrebbe stancato. Ma se i tre principali giornali di musica al mondo hanno votato “My beautiful dark…” come album dell’anno, un motivo ci sarà.


Elettronica

I blame Coco – In spirit golden (DC breaks remix)
“Biasimo Coco”, è la traduzione della ragione sociale di questa signorina, che però fa proprio Coco di nome, e Sumner di cognome. La terzogenita di Sting, classe ’90, ha lo stesso timbro e molti lineamenti di suo papà, ma non mi pare viva un particolare complesso d’inferiorità. Il primo album, “The Constant”, si fa ascoltare, ma da là è tutto un fiore di remix notevoli, tra cui questo di DC Breaks.

Boyz Noise – Yeah
Se restate fermi su questo pezzo siete o scarsamente appassionati del genere, o avete maturato una notevole capacità di autocontrollo. I Boyz Noise si erano già fatti molto apprezzare per remix e assemblaggi superiori alla media, ma sono serenamente riusciti ad evitare il cliché dell’artista che è bravo a mettere le mani su brani di altri ma poi perde tutto lo slancio in fase autorale. Loro ci sono riusciti, e col botto.

Tensnake – Coma cat
Un brano super-ignorante, potrebbe essere stato realizzato con una pianola anni ’80 o con un software diroccato per realizzare musica elettronica. Però è una trappola, soprattutto nel ritornello. Probabilmente Tensnake non farà mai parte del galateo della musica, ma di nascosto lo possiamo ascoltare tutti.

Katy B – Katy on a mission
Katy B appartiene a quell’esercito di giovani fanciulle britanniche che cantano, che spuntano, poi spesso scompaiono. Lei è però la protegée dei signori del dubstep di cui ho parlato pocanzi (Magnetic Man), quindi è verosimile che cresca insieme a loro. Ed è proprio di uno dei Magnetici, Benga, il tappeto sonoro su cui Katy racconta di sé in “missione”.

Skream feat. La Roux – Finally
Skream è invece l’altro Magnetico ed è molto amico di una musicista, Elly Jackson (in arte La Roux, quando suona in coppia con Ben Langmaid), che nel 2009 ha fatto il botto nella sua Inghilterra, è arrivata anche da noi e si è presa tutto il 2010 per conquistare le Americhe. Lui è bravissimo, lei è cresciuta in modo spaventoso. La coppia merita tutta la stima possibile.


Da tenere d’occhio nel 2011

James Blake – Limit to your love
Non ha nemmeno un album all’attivo e così i critici musicali, per elogiarlo e inserirlo nelle classifiche, sono obbligati ad accorpare Ep, materiale inedito e singoli. James Blake ha ventidue anni, va oltre l’idea di dubstep perché inserisce campionamenti e suoi tocchi autoriali. Il ragazzo si farà, senza dubbio.

Ellie Goulding – Your song
Ellie Goulding, invece, è già una piccola reginetta nei paesi anglosassoni mentre da noi si è affacciata piuttosto timidamente. Dopo il primo album, “Lights”, ha iniziato a divertirsi pubblicando un nuovo Ep e soprattutto questa, a mio avviso eccellente, cover di un classico che è così classico da essere difficilmente cantabile senza profanare, ossia “Your Song” di Elton John. Le premesse ci sono tutte.

Jamie Woon – Night air
Mister eleganza. Jamie Woon ha sempre portato un grande contribuito di stile alle sue opere, per ora pochine, ma sufficienti per inserirlo già nell’ambitissima rosa “Sound of 2011” di Bbc. Classe ’83, si attende con ansia il suo lavoro d’esordio per stabilire se e come eleverà lo standard del soul europeo.

The Shoes — Stay The Same
Di francesi così inglesi se ne vedono pochi in giro. I The Shoes sono tra loro. Originari di Reims, semisconosciuti ai più, hanno indovinato un ottimo singolo d’esordio, che non aggiunge assolutamente nulla alla musica contemporanea ma che suona molto meglio di tante altre cose pseudo innovative che si sono affacciate sulla scena negli ultimi dodici mesi.

Chilly Gonzales – You can dance
L’uomo che porterà il pianoforte nella musica elettronica. Chilly Gonzales, meglio conosciuto come Gonzales, canadese che vive da sempre a Parigi, produttore amatissimo nel vecchio continente, sembra aver cambiato decisamente genere. Altro che chilly, il ragazzo si diverte a portare il suo carattere e il suo background da compositore e produttore in terreni finora inesplorati. In realtà non è un musicista “nuovo”, ma ha cambiato tutto, a partire dal nome. E dunque, buon 2011 anche a lui.

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