Una persona fermata e una denunciata. A due giorni dall’attacco contro la sede della Lega Nord di Gemonio, paese dove risiede Umberto Bossi, i carabinieri hanno individuato due presunti responsabili. Si tratterebbe di appartenenti all’area antagonista e uno dei due sarebbe residente proprio a Gemonio. Il pm sta decidendo in queste ore se confermare il fermo o se procedere con una denuncia a piede libero. I fermati sono le persone, riprese dalle telecamere posizionate fuori dagli uffici di via Marsala, che dopo aver fatto due sopralluoghi hanno posizionato e acceso due grossi petardi mandando in frantumi la vetrina. Nel corso dell’operazione della scorsa notte, gli investigatori avrebbero trovato del materiale utile alla comparazione con i due grossi petardi che hanno mandato in frantumi la vetrata della sede del partito.

Intanto il leader della Lega Umberto Bossi è tornato a parlare di quanto accaduto nella notte tra il 28 e il 29 dicembre a un centinaio di metri dalla sua abitazione: “Sono arrivato a casa subito dopo”, ha raccontato ai giornalisti. “Meno male che non sono arrivato prima se no veniva fuori un casino, una sparatoria” con la scorta. Conversando coi giornalisti a Ponte di Legno, dove si trova in vacanza con la famiglia, Bossi ha poi contestato la scritta “Antifa”, comparsa vicino alla sede della Lega. “Noi fascisti? Fascisti sono proprio loro. E’ gente che danneggia la sinistra. La sinistra democratica. La gente normale si spaventa. Non vuole avere niente a che fare con loro”. Bossi ha ribadito il concetto espresso nell’intervista al quotidiano La Padania pubblicata ieri: “Sarebbe stato mille volte meglio il voto perché’ tutto sarebbe stato chiaro nella testa di tutti”.

Il ministro delle Riforme ha sostenuto che gli attentati contro la Lega sono “una costante” ma la situazione diventa “peggiore quando le cose lasciano una speranza che altri possano vincere”. Il senatur ha quindi ricordato l’episodio della bomba carta lanciata davanti alla prefettura a Padova, durante la sua recente visita, insieme a Silvio Berlusconi, alle popolazioni alluvionate. E l’attentato di Luzzara, in Emilia nel 1992, in cui rimase ferito un carabiniere.

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