Il logo della Forestry Commission, organo ufficiale incaricato della gestione delle tenute pubbliche inglesi

Vendere le foreste statali per fare cassa. E’ il nuovo piano del governo inglese. Ma gli ambientalisti si oppongono. Perché, dicono, se il patrimonio verde finisce in mano ai privati, si rischia di perdere per sempre un prezioso habitat naturale, popolato da molte specie sull’orlo dell’estinzione.

La manovra, secondo il governo, è intesa a “riformare profondamente il patrimonio forestale pubblico, con una proprietà statale ridotta e un ruolo maggiore per i privati”. L’idea è di vendere fino a un terzo delle foreste pubbliche, che nella sola Inghilterra coprono più di 101mila ettari. “La maggior parte del patrimonio forestale è già di proprietà privata”, riferisce a ilfattoquotidiano.it un portavoce del ministero dell’Ambiente. “La Forestry Commission (organo ufficiale incaricato della gestione delle tenute pubbliche, ndr) attualmente possiede solo il 18% delle foreste. Non c’è ragione per la quale il governo debba tenere queste terre”. Ma qual è il motivo che spinge il governo a volersi disfare di queste terre? “La Forestry Commission – spiega il portavoce – compra e vende tenute ogni anno. La manovra punta ad aumentare questa pratica”. Per rassicurare chi teme un disastro ambientale, il ministero dell’Ambiente in una comunicazione al Parlamento ha scritto: “Non faremo compromessi sulla protezione delle nostre preziose foreste. Le attuali misure rimarranno in vigore per preservare boschi e foreste sotto qualunque nuovo proprietario. Lo statuto di protezione per la fauna rimarrà in vigore e ci saranno incentivi per programmi di ripopolamento alberi”.

Ma la proposta del governo ha scatenato forti proteste tra gli ambientalisti. Una petizione contro la vendita, lanciata dall’associazione 38degrees, ha raccolto finora centomila firme. Lord Clark di Windermere, ex presidente della Forestry Commission, in un articolo sul Guardian mette in guardia contro le promesse del governo: “E’ vero che servirà una licenza per abbattere gli alberi, ma sarà a discrezione del nuovo proprietario decidere come gestire il bosco, quando e cosa piantare”. Gli ambientalisti sono poi critici perché il piano del governo arriva poco dopo un rapporto dell’Onu che ha lodato proprio lo stato di conservazione delle foreste britanniche. Pubblicato a inizio ottobre, il rapporto mostra come la proporzione di territorio nazionale coperto da alberi ha raggiunto il valore più alto dal 1750: l’11,8% del Regno Unito è oggi costituito da boschi. Un ottimo risultato, se si considera che, alla fine della prima Guerra Mondiale, i boschi ricoprivano meno del 5% del territorio. Questo record potrebbe però durare poco, se il piano di vendita ideato dal governo dovesse andare in porto.

Ma chi potrebbero essere i possibili compratori delle terre? Negli ultimi anni le tenute forestali hanno attirato un crescente numero di investitori, interessati soprattutto alla produzione di legname, che è particolarmente proficua. I proventi della vendita del legname sono infatti esenti da imposte, e i boschi godono di esenzioni dall’imposta di successione. Con un ritorno annuale del 5%, investire nel legno è quasi più redditizio che investire in borsa o nel mercato immobiliare. Così una bella fetta delle terre inglesi è adibita alla produzione di legname. Secondo il ministero dell’Ambiente, queste opportunità di guadagno attireranno molti acquirenti. Ma non tutti sono d’accordo. Paul de Zylva, membro direttivo del gruppo ambientalista Friends of the Earth, ribatte: “Non credo ci sia un singolo compratore là fuori. Chi ha i soldi per comprare le foreste e poi trasformarle in qualcosa di redditizio? Di sicuro non gireranno grandi cifre”.

di Davide Ghilotti

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