“Da quando esplose il caso Noemi l’attività del governo è ridotta al lumicino”. Una rassegna sulle promesse non mantenute da Silvio Berlusconi negli ultimi due anni è materia ampiamente trattata dai giornali indipendenti e da quelli legati all’opposizione. Diventa però una notizia se è Libero a denunciare l’immobilità del governo da quando (nella primavera 2009) sono esplosi gli scandali sessuali del premier. Sotto a un titolo di apertura che va all’attacco dei finiani (rinominati “falliti”) e accanto alla fotonotizia a centro pagina dedicata a Elton John che – nella lettura del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro – è diventato “mammo”, spunta l’editoriale del vicedirettore Franco Bechis, intitolato “Tutto quello che Silvio diceva e non ha fatto”, per nulla tenero nei confronti del premier: “In campagna elettorale – scrive l’ex direttore di Italia Oggi – Berlusconi ha proposto agli elettori un programma snello, di 24 pagine divise in sette missioni e 119 obiettivi di governo. Nei 32 mesi (su 60) di governo ne ha realizzati, qualcuno solo in parte, 40”. E qui Bechis sgancia la bomba, azzardando una correlazione tra gli scandali del presidente del Consiglio e l’inefficienza del governo: “Se si tiene conto che ben 15 sono contenuti in provvedimenti approvati nei primi 100 giorni di governo e (in tutto, ndr) 28 nel primo anno, è evidente come dalla primavera 2009 in poi (da quando esplose il caso Noemi) l’attività dell’esecutivo si è ridotta al lumicino”.

Bechis, per supportare la sua tesi, rispolvera il repertorio delle scuse adottate dal premier negli ultimi anni, dalla crisi internazionale al terremoto dell’Aquila, fino ad arrivare alla “guerriglia in aula” di Gianfranco Fini e dei suoi, che hanno così ostacolato lo sviluppo del programma. Ma proprio quando sembra avviato a una chiusura in difesa del Capo, l’editorialista cambia marcia e riprende l’analisi. Partendo dai numeri alla Camera: “Quel che manca – scrive Bechis – non è una soluzione strategica ma un’idea di governo, un nuovo programma da realizzare (almeno una parte di quei 79 obiettivi che mancano all’appello) con tanto di ruolino di marcia stabilito”. A questo punto il vicedirettore di Libero scrive quello che probabilmente Silvio Berlusconi non vorrebbe mai sentirsi dire: sei come Visco. Sono passati meno di tre anni dai manifesti firmati Pdl che ritraevano l’ex viceministro dell’Economia insieme a Romano Prodi nei panni di Dracula. Ma ora su Libero si legge: “Dopo due anni e mezzo di governo il sistema fiscale è ancora integralmente quello disegnato da Vincenzo Visco durante l’ultimo governo di Romano Prodi”.

L’articolo continua con un elogio alla linea Tremonti sull’evasione, ma insiste: “E’ una battaglia sacrosanta, ma un governo di centrodestra non può farla come la farebbe Visco e basta. Bisogna che sia accompagnata da un abbassamento della pressione fiscale verso chi paga già”. Insomma, senza una vera maggioranza capace di fare una riforma fiscale rigorosa, secondo Bechis, non si può andare avanti: “Ci saranno state mille ragioni – conclude – in questi due anni. Ma non c’è ragione di proseguire se nemmeno un provvedimento per un fisco più giusto si può portare a casa. Allora meglio archiviare tutto e andare a votare”.

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