Prosegue il nostro viaggio lungo e appassionato nella musica indipendente e facciamo tappa in Toscana, regione dove c’è un’atmosfera che trasmette sicurezza e benessere spirituale, una condizione che si riflette sulla vita di coloro che ci vivono. Precisamente approdiamo a Pontedera per incontrare e conoscere il giovane cantautore Nicola Barghi, già noto per i propri concerti dal vivo in mezza Italia con la sua “No One band” con cui si diletta nel suonare cover dei Beatles.
Nicola Barghi da solista ha dato alla luce Sunny day, un album dalla spiccata musicalità beatlesiana e non poteva essere altrimenti. Già, perché lui deve ai Beatles e a alla scena beat degli anni Settanta la sua impronta stilistica.

L’album nasce dal desiderio di unire le sue radici italiane al sound inglese che, dice, “mi scorre nelle vene da sempre”.
Affronta temi di tutti i giorni con spensieratezza, quello stato d’animo che in questi ultimi tempi è divenuto merce rara, causa soprattutto la crisi economica che ci opprime. Traspare in ogni canzone il suo personale modo di vedere la vita, quasi sempre con ironia e divertimento anche se non mancano i momenti più riflessivi. Nicola cerca di trasmettere la sua positività senza essere mai superficiale per regalare all’ascoltatore i due aspetti fondamentali della musica: la condivisione di emozioni e pensieri comuni alla maggior parte di noi.

Quali sono le tue ambizioni? Cosa speri di ottenere dalla musica?
Ambizione oggi è divenuta una parola distorta nel vero significato. Nello show-business in particolare si associa troppo spesso al desiderio di guadagnare molti soldi, avere un’orda di fans esaltati e vivere al di sopra della realtà della gente comune. Ciò che spero di ottenere non da, ma attraverso la mia musica è più semplicemente di poterne fare una professione, quel piccolo salto di fama che mi allontani il pericolo di fare la fame! Credo di essere nato forse con questo unico talento e da molti anni ho capito di volere e saper fare questo meglio di qualunque altra cosa. La musica è la mia vita e ambisco a poterla vivere fino in fondo.

Da un attento ascolto del cd c’è da parte tua voglia di cambiare, di fuggire da una realtà che sembra non sia alla tua altezza. Com’è oggi fare musica in un paese come l’Italia che non destina grosse risorse alla cultura?
Non è la realtà che non è alla mia altezza, è l’Italia che non è all’altezza di gestire l’arte della musica. E’ la triste realtà nella quale versa il nostro paese, il più ricco al mondo in fatto di opere ed artisti ma il più povero in capacità di valorizzare questo inestimabile capitale. Questo è il desiderio di fuga di cui si parla nelle mie canzoni (e non solo), dire che non destina grosse risorse alla cultura è un eufemismo, siamo agli ultimi posti in Europa in percentuale al Pil dimenticando, o volendo ignorare, quanta ricchezza produrrebbe, non solo nell’anima e nel cervello delle persone, ma anche in moneta sonante, un maggiore investimento (in cifre significa che ogni euro investito ne genera 21.3, un rendimento assolutamente straordinario!). Siamo governati da menti atrofizzate e vecchie, adepti di un gioco sporco in cui viene annullato l’aspetto migliore dell’uomo a favore del potere e delle sue squallide risultanze. E’ molto difficile fare il musicista in un paese nel quale se non appari in televisione o se non t’inserisci nel giro giusto vieni considerato solo uno sfaticato che non ha voglia di lavorare e nel quale anche gli enti che ti dovrebbero dare sostegno non fanno altro che penalizzarti nella fase di ricerca dell’affermazione e favorisce chi già è arrivato e guadagna in esubero.

Come vedi il panorama musicale ai tempi di Internet?
Con più chances, Internet permette di essere “disponibile” al mondo con un semplice click. Il problema è la corretta gestione di uno strumento incredibile ma che si deve saper “sfruttare” al meglio. Ancora una volta l’Italia è fanalino di coda nella diffusione a tappeto delle connessioni a basso prezzo e nella modernizzazione delle linee telefoniche ed elettriche (perché sarebbe molto meglio sfruttare queste ultime anziché i cavi telefonici per far passare la linea Internet e questo pochi lo sanno). Negli Stati Uniti il governo sta attuando un piano per portare nelle case della gente comune 100 Mega di velocità di connessione gratuita mentre noi paghiamo tariffe esose di connessione adsl per avere, quando va bene, 2 Mega di velocità e continui guasti alle linee. Anziché tassare a dismisura hard disk e supporti multimediali come ha fatto la legge Bondi, si dovrebbero far pagare alle società dei gestori telefonici che si arricchiscono su questo delle quote di diritti d’autore, da gestire in modo chiaro e utile a dare sostegno agli artisti iscritti alla Siae e depositari di brani musicali, i quali, come ogni altro lavoratore in cassa integrazione, non riescono ad arrivare a fine mese. Internet è il futuro anche della musica e in questa fase di cambiamento è necessario un intervento serio e competente di chi ci governa per far sì che entri nella mentalità della gente un semplice ragionamento: se prima non avresti mai rubato un disco dal negozio di musica ma saresti passato alla cassa per pagarlo, così oggi puoi scaricare comodamente dal tuo computer la musica che ti piace da siti come iTunes pagando molto meno e permettendoti quindi di allargare la tua conoscenza musicale acquistando musica anche di artisti meno conosciuti. Semplice ed efficace, quanti anni ci vorranno ancora per arrivare a questo?

Saresti disposto a partecipare a un reality tipo X-Factor per ottenere la celebrità?
Naturalmente sì, sempre per restare al passo con i tempi oggi i talent-show rappresentano una valida scorciatoia per arrivare alle major discografiche che non investono quasi più su artisti sconosciuti, ma sfruttano la visibilità gratuita del piccolo schermo per lanciare sconosciuti già famosi. Una contraddizione in termini che è figlia dei tempi che viviamo e che finisce spesso per buttare allo sbaraglio presunti artisti privi del vero fuoco sacro e che spariscono nel giro di pochi mesi ma in altri casi, se le qualità artistiche e la “vocazione” sono reali, ti permettono di accedere a quell’Olimpo sempre più irraggiungibile per vie oramai abbandonate. La gavetta rimane comunque fondamentale per resistere allo stritolamento della legge di mercato e per non perdere mai di vista il vero obiettivo e la propria ispirazione. Dunque talent-show sì come mezzo, ma non come meta.

Quando è previsto il prossimo disco?
Il musicista non smette mai di scrivere. A volte sono troppo preso dai miei molteplici ruoli non potendomi ancora permettere un manager e una segretaria, ma la musica non mi lascia mai e nei momenti più diversi una melodia, un riff, un giro di chitarra, un ritornello martellante s’insinuano nella mia testa finché non entro nel mio studio e lo registro come traccia di memoria. Il materiale di base c’è, rimane da plasmarlo facendo uscire dal blocco di marmo intero la traccia delineata che sarà fruibile da tutti. Sicuramente nel 2011.

So che sei stato al Mei quest’anno. Qual è la tua opinione su questo meeting? Credi abbia utilità?
Sì, ora più che mai le etichette indipendenti si fanno sentire e qualcosa sta cambiando. Le major, appunto, non investono più sullo sconosciuto, i talent scout sono figure oramai mitiche e c’è assoluto bisogno di tenere in vita questo vecchio ma importantissimo modo di far arrivare la musica inedita alla gente. In questo va riconosciuto il valore di Giordano Sangiorgi e del Mei che ha dato e continua a dare voce alle piccole realtà, che poi tanto piccole non sono.

Per chi volesse avere maggiori informazioni sul bravo Nicola andate sul suo sito ufficiale.

Per chi invece volesse promuovere la propria musica, invito a scrivermi all’indirizzo prinaldis@gmail.com. E come sempre Vive le Rock!

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