Faceva freddo ieri a Washington e la neve rendeva ancora più bianca la residenza di Pennsylvania Avenue, dove Barack Obama, parlava di Afghanistan e dell’operazione di rientro dei soldati, che inizierà dalla prossima estate. All’esterno, incuranti delle temperature polari e dei poliziotti che ordinavano di “disperdersi”, centinaia di persone manifestavano a favore della pace e contro una guerra che ormai la maggioranza degli americani ritiene inutile. In maniera assolutamente pacifica, i manifestanti hanno continuato ad urlare i propri slogan per alcune ore, ignorando la tormenta di neve e le intimazioni della polizia a sgomberare. Sempre senza opporre resistenza, 131 di loro sono stai poi arrestati e condotti in carcere e potranno essere rilasciati dietro pagamento di una multa di 100 dollari. Fra questi, un distinto signore che, con quello di ieri, raggiungeva la cifra record di 80 arresti, uno in più della somma di tutti i suoi anni di vita.

Il suo nome è Daniel Ellsberg e nel 1971 fece tremare l’America anticipando ciò che, anni dopo, avrebbe fatto, con molto più clamore, un certo Juliane Assange. Ellsberg, infatti, fu il responsabile della famosa diffusione dei “documenti del Pentagono” che lui stesso aveva contribuito a redigere. In quei documenti, la conferma dell’inutilità della guerra in Vietnam, delle bugie dell’amministrazione Johnson e tanto altro, abbastanza da mettere in difficoltà l’amministrazione Nixon e giungere, attraverso una complicata serie di intrecci al famoso Watergate. Ellsberg, proprio come Bradley Manning, il giovane militare che per primo ha passato le informazioni ad Assange, il Vietnam lo aveva conosciuto dall’interno, come soldato, prima che una serie di incontri con vari pacifisti, lo “illuminassero” fino a spingerlo alla rivelazione dei documenti del Pentagono. Intervistato dai giornalisti, l’ex militare ha dichiarato che “Assange e Manning sono degli eroi” e, ovviamente, ha auspicato per entrambi un’immediata e completa messa in libertà.

Ellsberg, in un tranquillo giorno di tormenta, ha dunque ricordato ai più distratti che la storia ha i suoi corsi e ricorsi e che le guerre sono spesso combattute per ragioni assai distanti da quelle raccontate pubblicamente.

L’indomito settantanovenne mi ha anche fatto pensare che la protesta civile e pacifica non dovrebbe mai essere un privilegio della “bella gioventù “, ma diventare una sorta di patrimonio genetico di tutti, a prescindere da genere, ceto sociale e, appunto, età.

Le immagini dei manifestanti che, con assoluta tranquillità, si lasciavano arrestare ha reso più forte l’inevitabile paragone con quelle arrivate da Roma qualche giorno fa. Esse mi hanno anche reso davvero insopportabile la violenza con la quale un ministro della Repubblica ha attaccato, impedendogli di parlare, uno studente che, con assoluta tranquillità, provava a spiegare le sue ragioni nel corso di una trasmissione televisiva.

E anche La Russa, come Ellsberg, mi ha ricordato che ci sono corsi e ricorsi storici e che zittire qualcuno, chiamandolo “vigliacco”, solo perché “portatore di idee diverse” è tipico delle dittature.

Richard Nixon fu travolto dal Watergate e la libertà di informazione ebbe la meglio sull’uomo più potente al mondo. Questo in un paese dove, nonostante le inevitabili imperfezioni, la democrazia è un dato di fatto, garantito da una costituzione che nessuno si azzarda a mettere sotto i piedi.

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