“Siccome riconosco ancora nei principali leader della sinistra, in particolare a Bersani, Veltroni e Fassino, un residuo di rispetto nei confronti degli avversari politici, vi chiedo di fermarvi, di riflettere prima di presentare contro di me un atto parlamentare così spropositato, pretestuoso e dirompente sul piano umano, che rappresenterebbe un’onta non per me che lo subisco ma per voi che lo promuovete”. Lo scrive, in una lettera pubblicata su Il Foglio, il ministro della Cultura, Sandro Bondi. Il ministro chiede agli ex-compagni di partito di un tempo di ritirare la mozione di sfiducia e dice, tra l’altro, di aver “contribuito personalmente a sostenere un corso politico che avrebbe potuto condurre ad una democrazia finalmente pacificata. Purtroppo così non è stato. In questo quadro, qualsiasi discorso sui contenuti, sia pure da prospettive diverse, risulta impossibile e passa sempre in second’ordine. Così è stato sulla questione della cultura. Mi è stato impossibile, in parte forse anche per miei errori personali, ma soprattutto credo per un clima di ostilità preconcetta che ha subito circondato il mio lavoro. Le difficoltà economiche, all’origine dei tagli che hanno colpito anche la cultura, hanno fatto il resto. Tutto questo però giustifica una mozione di sfiducia individuale nei miei confronti?”

“Qual è -domanda- la ragione per cui la presentate? I crolli avvenuti a Pompei? Non posso crederci. Sapete bene che altri crolli sono avvenuti nel passato, e probabilmente avverranno anche nel futuro, senza che a nessuno passi per la testa di chiedere le dimissioni del ministro pro tempore alla Cultura. Mi imputate forse la colpa di non aver chiesto con la necessaria forza e determinazione maggiori fondi alla cultura? Anche questo non corrisponde alla realtà. L’ho fatto e nei prossimi giorni sarò probabilmente in grado di annunciare alcuni risultati ottenuti per quanto riguarda il rifinanziamento degli incentivi fiscali a favore del cinema e del fondo unico per lo spettacolo”.

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