E mo’ che famo?

Doveva essere una data storica. Non lo è stata nè, in verità, poteva esserlo (era pur sempre una partita di regime). Eppure alle 12 di fronte piazza Montecitorio c’erano davvero tutti, un vero circo Barnum: Staffelli con un megatapiro, il finto Vespa di Striscia la notizia, gli inviati del Vespa vero, di Ballarò, di TeleCapri, telecamere da tutto il mondo. Area surreale, nella piazza gli operatori che si spostavano come stormi d’uccelli, in attesa del voto nessuno usciva dalla Camera, intorno solo blindati della polizia.

I giornalisti già sapevano che le vere notizie sarebbero venute dall’esterno del Palazzo, in fin dei conti dentro era solo una questione di numeri. Esattamente 314 a 311. Per la cronaca, votano a favore del governo due deputati eletti con Italia dei valori e credo cinque eletti nel Pd, da tempo transumati altrove. I Fli lasciamoli stare, erano nati maggioranza. I Radicali tutti per la sfiducia, of course. Pochi minuti e via, inizia il crescendo scenografico degli scontri, tanto da occupare ogni spazio di informazione sino ai telegiornali. Sui principali siti la fiducia era già divenuta seconda o terza notizia.

Ma la sera si ricomincia, tutto come prima: Floris ospita la classica cinquina Vendola-Bocchino-Bindi-Bondi-Rotondi per parlare rigorosamente di po-li-ti-ca; Vespa, per nulla affaticato dall’ennesima presentazione del suo ennesimo libro, sfodera un plastico del Parlamento (?!!) e ci mette intorno un quartetto annichilente, Donadi-Finocchiaro-Cicchitto-Moffa (chi, quello di Fli che si è astenuto? Sarà il primo “pagamento” di Berlusconi, chiamate i carabinieri!). Da Matrix, Latorre e Gasparri dettano la linea.

Molto più serio è quanto avvenuto fuori dal Palazzo.

Quando si crea una zona rossa, si offre un target, un obiettivo per chi lo cerca a tutti i costi. A Genova sappiamo come è andata. A Roma le prove generali c’erano state pochi giorni fa: stessi luoghi, stessa tattica, camionette usate come barriere (!) e gruppetti che si dimenano per rovesciarle. Se po’ fa, avranno pensato in molti.

Ieri la replica in grande stile: di nuovo la scelta folle di murare le vie del centro con i blindati di traverso ad aspettare che giovani violenti si facessero le ossa con il tiro alla guardia. Non so se chi ha fatto quella scelta di ordine pubblico è un incapace o un consapevole, né conosco le ragioni che hanno portato alcune centinaia di persone a “entrare in guerra” e altre migliaia a tollerarle. Neanche comprendo come possa continuare ad accadere che persone immobilizzate vengano prese a calci senza che i responsabili siano puniti.

Fatto sta che questa roba, purtroppo, ce la porteremo appresso a lungo. Non poteva essere altrimenti: se dieci persone tiranno un sasso, diventano una notizia e vanno in prima pagina; se fanno un’azione nonviolenta, lo sanno a mala pena gli amici.

E mo’ che famo?

Ripartiamo dalla legge, dal diritto, dalle istituzioni, sì, proprio da quelle istituzioni che sono occupate da fuorilegge. Se non si è in grado di rimuoverli da quelle poltrone occorre imporgli il rispetto delle loro regole, quelle che il potere si è dato e che magari ci fanno schifo. Rianimando le istituzioni facciamo un favore a noi stessi. Ed è più probabile riuscirci con la nonviolenza piuttosto che con la violenza. Conquistiamo ogni giorno un centimetro in più di rispetto delle regole, di democrazia. Sulle prime sarà meno eccitante, di certo poco mediatico, ma di sicuro più duraturo. E più efficace per mandare a casa, a lungo, Berlusconi e questi partiti trasformati in comitati d’affari se non vere e proprie associazioni a delinquere contro i diritti dei cittadini.

Articolo Precedente

Dobbiamo discutere sulla lotta di piazza

next
Articolo Successivo

L’insurrezione del 14 dicembre

next