Dedicato a quelli che il conflitto di interessi non sposta voti e comunque stiamo attenti a non demonizzare Berlusconi perchè così si fa solo il suo gioco. Ci spieghino loro cosa potrebbe essere accaduto nella lunga notte dell’Innominato? Perchè mai il presidente aveva invitato gli incerti a meditare durante la lunga nottata? Cosa mai gli avranno detto e proposto i mazzieri del conflitto di interessi per ottenere la conversione sulla via di Arcore?

Dal momento che il conflitto di interessi non c’è e comunque non conta, chi sa per quale ragione quei quattro fessi della borsa, un secondo dopo il voto, hanno fatto fare un balzo proprio alle azioni di Mediaset. Da mesi quei titoli erano in ribasso o in discesa, all’improvviso hanno guadagnato un tre per cento, segno evidente che coloro che sanno hanno recepito il messaggio e hanno capito, meglio di tanti oppositori, che le sorti politiche, patrimoniali e mediatiche del piccolo Cesare coincidono, senza soluzione di continuità.

Grazie a Wikileaks, non a caso demonizzata dai censori di ogni colore, abbiamo anche appreso che persino l’ambasciata americana si era premurata di avvertire il proprio governo che in Italia si stavano preparando leggi e regolamenti per espellere i competitori sgraditi al capo supremo, a cominciare da Sky. Il moderatissimo ambasciatore segnalava anche i rischi per la libertà della rete derivanti dal regolamento Romani che si proponeva di sottoporre a concessione i siti e i blog Non contento l’ambasciatore paragonava le pulsioni autoritarie italiane a quelle del governo cinese, da sempre nemico giurato della libera circolazione delle opinioni e delle notizie sgradite al gruppo dirigente del partito unico al potere.

A quando un editto bulgaro contro l’ambasciata americana? Sarà chiesta l’espulsione dei funzionari Usa sgraditi? Anche loro fanno parte della schiera degli antiberlusconiani di professione?

La lettura di queste carte ci conferma nell’idea che tutto quello che abbiamo pensato e scritto non era una esagerazione, al contrario forse la realtà che emerge è forse persino peggiore dei nostri peggiori convincimenti.

La compravendita dei parlamentari, le vergognose vicende di questi giorni, dovrebbero e dovranno indurci non alla ritirata, ma alla rapida costruzione di un fronte di opposizione che sappia ritrovarsi almeno attorno ad alcuni obiettivi.

Elezioni o non elezioni, Berlusconi bis o ter, spetta a tutti noi il compito di mettere insieme partiti, movimenti, comitati, singoli cittadini che abbiano l’intenzione di difendere la costituzione e la legalità repubblicana, aldilà e oltre vecchi schemi, gelosie, spirito di fazione e di frazione.

La legge elettorale, la cancellazione del porcellum, la risoluzione del conflitto di interessi, il ritiro delle forze politiche dalla autorità e dal controllo diretto della Rai, nuove norme contro la corruzione quali quelle proposte dal Fatto e da Libera, un codice etico per i candidati, il rifiuto della pessima riforma universitaria, l’emergenza povertà, questi alcuni dei temi attorno ai quali realizzare un vero e proprio patto costituzionale, capace di dar spessore alla opposizione politica e sociale e di affrontare una possibile campagna elettorale.

Decideranno Fini e Casini se restare imprigionati nella palude della tattica, oppure se aderire ad una proposta di liberazione nazionale.

Non si tratta di partecipare ad una ammucchiata, ma di impedire che, dopo questo voto di fiducia, subentri una sorta di rassegnazione al mito della invincibilità di un signore che è passato dagli oltre cento voti di maggioranza agli attuali tre.

La partita si giocherà nelle prossime ore, se le opposizioni, dentro e fuori il Parlamento, continueranno a marciare divise, senza un coordinamento, senza un minimo comun denominatore, senza un progetto riconoscibile, allora sì che Berlusconi riuscirà a trasformare una mezza disfatta in una nuova vittoria, prima allargando la maggioranza e poi decidendo modi, tempi e forme della campagna elettorale.

Conosco tutte le difficoltà di una simile proposta, comprendo e giustifico le diffidenze che anche il Fatto ha raccolto quando ha aperto un dibattito sulle prospettive, capisco l’amarezza e l’indignazione di chi ha visto deputati eletti nell’Idv e nel Pd dare i voti decisivi a Berlusconi, ma proprio per questo è necessario uno scatto adesso, subito, prima che la botta produca effetti politici e psicologici devastanti e pericolosi.

Quanto è successo ieri a Roma, dentro e fuori le aule del Parlamento, ci dovrebbe far comprendere che il nostro ordinamento democratico è quanto mai fragile, esposto ad ogni rischio compreso quello di una sospensione della legalità repubblicana.

Non possiamo davvero consentirci di anteporre le nostre divisioni, le nostre antipatie, i nostri interessi particolari e di bottega all’interesse generale e ai valori costituzionali.

I parlamentari che hanno votato la sfiducia a Berlusconi non sono certo un blocco unico ma bisogna compiere ogni sforzo possibile per  indurli a realizzare una sorta di patto costituzionale che quanto meno rappresenti un primo argine di fronte al rischio di possibili forzature, di avventure e avventurismo sempre e più che mai dietro l’angolo.

Se non ora quando?

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