Da due anni e mezzo ci sono lavoratori della scuola, genitori, cittadini che non si arrendono alle conseguenze catastrofiche delle politiche scolastiche del governo Berlusconi: in estrema sintesi, tagli per 8 miliardi di euro e 132mila lavoratori, previsti dall’art. 64 della legge 133 del 2008.

La situazione delle scuole statali, alla fine del 2010, è a dir poco drammatica: aule fatiscenti e nessun piano d’intervento sulla messa in sicurezza degli edifici scolastici; classi smembrate per la mancata nomina dei supplenti (“I fondi per le supplenze brevi ci sono”, dice il Ministero dell’Istruzione; “I fondi non sono garantiti”, dicono i Dirigenti scolastici: in assenza di certezze, le classi vengono smembrate); diritti negati agli alunni e alle alunne diversamente abili con la diminuzione delle ore di sostegno; nessuna sicurezza sui trasferimenti per il funzionamento delle attività didattiche; nessun cenno dal Ministero per la restituzione dei fondi anticipati dal 2006 dalle scuole con i soldi delle famiglie; blocco degli scatti di carriera per i docenti; tagli al personale docente e non docente; e molto altro ancora.

Come se non bastasse, nel maxiemendamento alla Finanziaria per il 2011, già approvato alla Camera dei Deputati ed il 7 dicembre anche al Senato, non solo sono stati confermati i tagli già previsti per il prossimo anno, ma sono stati stanziati ulteriori finanziamenti di 245 milioni di euro alle scuole paritarie. Tutto ciò configura una clamorosa ingiustizia in termini di diritti: allo studio e al lavoro, prima di tutto. Alla scuola pubblica, come concretizzazione delle pari opportunità di tutti i cittadini.

Un’iniziativa partita da qualche settimana da alcune scuole milanesi si sta diffondendo a macchia d’olio e ha trovato partecipazione attiva anche da parte del Coordinamento delle scuole secondarie e dei Coordinamenti genitori e insegnanti delle scuole primarie di Roma, che grande contributo hanno dato alla mobilitazione di questi anni. Presentata agli organi di stampa qualche giorno fa a Roma e, contemporaneamente, a Milano, Padova e Bologna, l’iniziativa viene divulgata attraverso uno dei più vivaci siti di settore, Retescuole.it, rete di resistenza in difesa della scuola pubblica, e consiste nella raccolta di firme per una petizione indirizzata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: si chiede che il garante della Costituzione intervenga affinché il governo reintegri i fondi sottratti alla pubblica istruzione e restituisca quelli impropriamente concessi agli istituti paritari. L’articolo 33 della Costituzione, al comma 3, recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.

“Scuola pubblica bene comune” è il titolo dell’iniziativa. E c’è da credere che, se davvero tutti ci rendessimo realmente conto del senso di queste semplici parole, il governo avrebbe avuto vita ancor più difficile nel far passare la sua “controriforma”.

Articolo Precedente

Scenografia della protesta

next
Articolo Successivo

Scuola: l’assurdo giuridico è bipartisan

next