leoneBene, basta, ho deciso. Chiedo a voi se sono malato e quindi pazzo.
Sì, perché sono malato d’amore per questo paese.
Quindi senza alcun dubbio pazzo.
E se sono pazzo, come posso porre domande con il folle tentativo di far chiarezza fra me e me? Ma se faccio domande vuol dire forse che tanto pazzo non sono. O è il fare domande che mi fa, oltre che pazzo, ingenuo?
Tutto ormai mi riporta al paradosso del Comma 22.

Che ci posso fare? Mi alzo e vedo l’alba che bagna il Casentino e poi corre lungo l’Arno fino a bagnare di luce Santa Croce, la torre di Arnolfo, la cupola del Brunelleschi, il Piazzale con il suo finto David. Sono le otto e ormai il sole brilla nel cielo terso d’inverno.

Sì, sono pazzo perché o scappi o ti chiudi in casa. Tante possibilità non ci sono.

Forse i leoni ci darebbero più speranza. Sì, mi avete capito. I leoni, quelli veri, non quelli scappati da un circo ma quelli che in branco fanno la siesta dopo aver cacciato e mangiato.

Sì, forse bisogna importare clandestinamente i leoni. Anzi, vi dico il vero: mi è giunta notizia che qualcuno ha già cominciato. Speriamo che siano tanti, ma tanti e poi tanti. Senza stare a discutere che forse sarebbe stato meglio pantere o tigri, chi vuole può importare anche loro o anche sempre se vuole pitoni o boa e, perché no, coccodrilli.

Vi immaginate il sindaco del paese Tal dei tali mentre inaugura con l’onorevole Tal’altro il nuovo casello autostradale uscita nordest e entrambi vengono aggrediti e messi in fuga da una mandria di elefanti?

Uahu! Che idea! Tutto il potere alla giungla!

Sì, ci sarà qualche svantaggio. Ma mai niente di paragonabile a ciò che vediamo ogni giorno da un po’ di tempo.

Le comunicazioni saranno più lente ma gruppi di blogger si ritroveranno intorno a enormi falò a fare veglie con racconti e storie meravigliose e le fiere staranno lontane per reverenziale timore.

Mica come certuni che oggi giorno di timori reverenziali non ne hanno nemmeno, nemmeno, nemmeno… Vedete! È questo il dramma! Non mi viene più in mente nessun timore reverenziale. Quindi non rimane che i leoni. Ma tanti, tanti e ancora tanti in cerca di cristiani, atei, mussulmani, agnostici, buddisti, taoisti, indù, che dopo questi un ce né più. Basta che siano uomini finti moderni, finti evoluti, finti amanti, finti politici, finti ristoratori, finti gelatai, finti panettieri, finti come i soldi del Monopoli. E gnamm! Un sol boccone!

Si salverà solamente chi saprà stare insieme a raccontare, a ragionare, a mettere da parte, dopo averla imparata, l’Arte. L’Arte dell’accendere un fuoco che illumini tutti di una calda e saggia luce. Sarebbe un inizio, e siccome il diluvio c’è già stato, e le bestie pare se ne ebbero giustamente a male, perché già in quel caso non c’entravano un accidente nulla, così gli animali – recriminando il torto pare – che abbiano stipulato un accordo con Lui. Lui, a sua volta, si è fatto intendere da un migliaio di uomini di buona volontà che si sono esercitati a diventare importatori di animali, invece di imbarcarli su un’Arca che poi si sa, passato il tutto, non si sa mai dove metterla. Così va a finire che qualcuno la fa sparire, e poi quando riserve non si trova mai.

Si sarebbero accordati per pensarci loro, gli animali, a far ripulito di chi, e qui sta il bello, pare a loro. Senza alcuna distinzione se non l’accordo con l’Altissimo per quelle poche migliaia di uomini di buona volontà. Per gli altri nessun privilegio, nessuna casta, ma semplicemente e finalmente prede spaventate e per questo finalmente fra di loro pacificate.

O cos’è questo rumore?
Par felpato ma poco addomesticato.
Pare un gatto gigantesco
e di molto affamato.
Chiudo, passo e me la scappo.
Sempre che sia possibile
per non essere mangiato a pezzi e crudo
così come un girellino affettato all’albese
senza nemmeno un radicchino, alcun parmigianino, nemmeno un tartufino
senza un C d’olio
senza sale e senza pepe
sbagliato per un carpaccio.
Son bestie e anche un poco animali
assolutamente dis-umani.

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