A Camera chiusa in attesa del voto di fiducia, impazza il mercato dei deputati. Il triste caso dell’operaio Antonio Razzi.
“…Nelle ultime 48 ore ho deciso di aderire a Noi Sud. Cosa voterò il 14? Io non conosco la posizione di Noi Sud, decideranno loro…”
“…Caro Antonio, non sono Pietro Micca che lancia la stampella contro il nemico e decide di soccombere…”

Io son fedel, mi faccio i Razzi miei

Ammutoliti Camera e Senato,
col voto di fiducia che si appressa,
c’è un grande andirivieni nel mercato
nel qual vergine ognuno si professa.

Chi trasmigra lo fa per la Nazione,
per il bene ch’è la stabilità,
non certo per quattrini, per poltrone
oppur per la rieleggibilità.

Razzi, operaio, prima all’Idivì,
ci raccontò al ritorno dalle ferie:
“Volle qualcun comprarmi ma fallì,
poiché son gli operai persone serie.

Mi han promesso di un mutuo l’estinzione,
un cadreghino nell’attual governo
ed al prossimo giro l’elezione,
ma Razzi Antonio li mandò all’inferno”.

Poi Porfidia intervenne, un migratore
che per Noi Sud abbandonò Tonino
e nel grande travaglio con amore
a Razzi ed alla moglie fu vicino.

“Caro Antonio, non sono Pietro Micca
che, lanciando al nemico le stampelle,
accetta di contar men di una cicca…
Vado a Noi Sud e voto Pdl!”,

Razzi esclamò, scambiando Enrico Toti
con il prode sabaudo artificiere
e trasmigrò per rimpinguare i voti
che daran la fiducia al Cavaliere.

“Giurai che il capo avrei sempre seguito,
ma lasciando l’Italia dei Valori
ho un nuovo capo ed un nuovo partito…
Io son fedel, son loro i traditori!”

Articolo Precedente

Quando Corso Salani incontrò Vendola

next
Articolo Successivo

I tagli alle spese che vorrei

next