Conosco questa nave. Ci ho navigato accanto nel febbraio 2008. Io andavo verso lo Stretto di Messina con una barca a vela che dovevo portare da Genova a Tel-Aviv e poi in Thailandia. La Jolly Amaranto saliva dallo Stretto verso Genova. Ci incrociammo a poca distanza, un gesto di saluto con due marinai sul ponte, poi solo la sua scia. Ora, in questo momento, la Jolly Amaranto sta rollando violentemente nel mare in burrasca forte al largo dell’Egitto, e sta rischiando di affondare con un carico di materiali tossici. Provo a immaginare l’angoscia dell’equipaggio, 21 marinai, 16 italiani, che ha chiesto di poter abbandonare la nave, Dio solo sa come.

Secondo il Rapporto Eco-Mafia 2010, pubblicato da Legambiente, al largo delle sole coste italiane si trovano 7 navi affondate in circostanze e con merci quanto meno sospette. Sono finite sul fondo del mare in zone (guarda caso) difficilmente accessibili per verificare la natura e lo stato del carico. Molte indagini (alcune ancora in corso) rivelano il rischio che in mare vengano sistematicaticamente smaltiti rifiuti tossici, altamente nocivi per l’ecosistema marino e la salute dell’uomo. Nessuno (o quasi) si fa una domanda: cosa accade alle navi cariche di rifiuti radioattivi che viaggiano verso l’Africa? Arrivano tutte a destinazione? Costa meno, a volte, che vadano a fondo?

E ora un’altra nave è in difficoltà. La Jolly Amaranto è a serio rischio affondamento. Fa impressione quando una nave che conosci rolla, sbatte, scricchiola, rischia di spezzarsi o di inabissarsi tra onde di oltre dieci metri. Chissà perché si è trovata in quel mare. Forse la fretta di consegnare la merce, forse l’imposizione di qualche mercante a navigare anche con condizioni proibitive, forse contro il volere del Comandante. Chissà.

Il mare ricopre i sette decimi del pianeta, su di esso viene movimentato il 90% delle merci mondiali. La metà circa dei marinai è del sud est asiatico, gran parte di loro imbarcato a forza, privato dei documenti, in regime di schiavitù. Il mare è fuori controllo. Avvengono cose terribili senza che nessuno lo sappia. Come e più, assai di più, che sulla terraferma, dove l’azione di contrasto dell’illegalità è già così difficile. In mare, lontano dalla costa, non c’è nessuno. Non ci sono né la polizia, né i carabinieri. Il mare è abbandonato a se stesso, alle logiche mercantili, allo sfruttamento, che prima o poi lo distruggeranno.

Articolo Precedente

L’Ilva e la città dei veleni dove la diossina
arriva direttamente sulle tavole dei cittadini

next
Articolo Successivo

Clima, il vertice di Cancun va in archivio
Ma le energie rinnovabili sono sempre in crisi

next