“Che il buon Dio abbia pietà di loro”. Antonio Di Pietro saluta così i due deputati fuoriusciti dall’Italia dei Valori diretti verso la fiducia al governo, seppur tra smentite e giravolte. Dell’addio di Antonio Razzi, il leader dell’Idv è apparso quasi dispiaciuto. “Poveraccio, almeno spero che l’abbia fatto per soddisfazione personale più che per un ricatto subìto”. Già lo scorso settembre il premier aveva avvicinato Razzi per convincerlo a sostenere i cinque punti programmatici. Ma il deputato dell’Idv rilasciò un’intervista a una tv locale con toni quasi stoici: “Sono stato eletto con l’Italia dei Valori e qui rimano fino alla morte, almeno fino a quando Di Pietro mi vuole con sè”. Ha cambiato idea. Anche Domenico Scilipoti aveva giurato fedeltà eterna all’ex magistrato e invece, nonostante i “forti travagli interiori”, è entrato in Noi Sud. Nei confronti del medico siciliano, però, l’Idv avrebbe preso provvedimenti. Scilipoti è stato condannato in secondo grado a pagare 200mila euro, per una vicenda che nel luglio scorso si è trasformata in un avviso di garanzia per calunnia e produzione di documenti falsi. Il medico ha abitazione e altri sei immobili pignorati. Una condizione che poco si concilia con lo statuto del partito dipietrista. Che vede però la sua squadra di deputati scendere da quota 24 a 22, vicino alla fatidica soglia dei 20 necessari per mantenere in vita il Gruppo.

Scilipoti ha annunciato, insieme a Massimo Calearo e Bruno Cesario, una nuova componente, Movimento di responsabilità nazionale: l’onorevole dell’Idv, tuttavia, sostiene di essere ancora intenzionato a votare la sfiducia al governo, al contrario di Calearo che annuncia l’astensione e di Cesario che invece sosterrà il governo. È la prima defezione che in ordine tempo si scatena sull’Idv nel corso di una delle giornate più lunghe per il partito di Di Pietro. Di lì a poco, infatti, anche Antonio Razzi annuncia la sua fuoriuscita dal partito: passa a Noi Sud, movimento che sostiene il governo. È la goccia che fa traboccare il vaso. Nella sala stampa di Montecitorio, in cui il parlamentare eletto nella circoscrizione Estero annuncia il suo trasferimento, si scatena l’inferno. “Vergogna”, “squadristi”: volano parole grosse tra il senatore Idv Stefano Pedica e il segretario nazionale di Noi Sud, Arturo Iannaccone. “Poveraccio, almeno spero che l’abbia fatto per soddisfazione personale più che per un ricatto subito” è il velenoso addio a Razzi di Antonio Di Pietro che sollecita anche l’intervento della magistratura. “Mi auguro che la procura possa accertare le ragioni per cui alcune persone vengono costrette, indotte o invogliate a cambiare il proprio voto all’ultimo minuto in questo mercato delle vacche che si sta facendo a Montecitorio, e che riguarda tutti i partiti” dice l’ex magistrato. Ma la “squallida campagna acquisti di parlamentari dell’opposizione” porta l’idv a rivolgersi addirittura al Presidente della Repubblica. In una lettera aperta indirizzata al Colle il presidente dei deputati, Massimo Donadi, invita Giorgio Napolitano, a far “sentire la sua voce alta e autorevole in difesa della dignità del Parlamento”. Il capogruppo dell’Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario, si scatena invece sul suo blog: se la prende con i trasformisti: “uomini senza personalità, voltagabbana ormai incapaci di reggere lo sguardo dei loro colleghi di partito e di chi li ha eletti”. I due casi scoppiati oggi, ma che da giorni bollivano in pentola, riaprono però il tema della selezione della classe dirigente: questione “ancora all’ordine del giorno” dichiara in un’intervista Luigi de Magistris (leggi l’articolo), eurodeputato Idv e responsabile Giustizia del partito, che lancia una proposta al leader: “Chiedo a Di Pietro che per le prossime elezioni venga costituita una cabina di regia per selezionare i candidati del partito”.

Silvio Berlusconi assiste divertito allo spettacolo. A fine pomeriggio interviene telefonicamente a una manifestazione a favore del Governo organizzata a Verona da Aldo Brancher. Ribadisce di essere sicuro di avere la maggioranza e si dice fiducioso del fatto che il 14 “non saranno in molti a tradire il voto degli elettori” (leggi l’articolo). Noi, ha detto il Premier, abbiamo portato in politica una moralità nuova, con un programma definito, con alleanze certe e il nome certo del presidente del Consiglio”. Berlusconi ha sottolineato che il tradimento è comunque una cosa “grave” ma “i tradimenti che erano stati ventilati sembra non siano tali da non consentirci di non avere la maggioranza”. Il premier, dopo un incontro con la Santa Sede, ha rafforzato la convinzione che anche dall’Udc potrà arrivare un sostegno all’esecutivo. E in serata ha incontrato i vertici del Pdl per ribadire la linea: “Non mi dimetto, in aula avremo la fiducia”. Il Cavaliere ha ribadito che “è da irresponsabile aprire la crisi in momento così delicato”. I numeri li fa il guardasigilli Alfano: “Siamo convinti che da qui al 14 i famosi 317 si assottiglieranno per una ragione politica: perchè 317 è un’addizione tra Casini, Bersani, Fini e Di Pietro e gli addendi sono incompatibili e la somma non regge. Berlusconi non si dimette e abbiamo ragioni di ottimismo per dire che il 14 ci sarà la fiducia alla Camera”, Radicali ballerini ma dati per certi, come certa è l’astensione di almeno due deputati dello Svp. Alfano ha fatto anche riferimento alle affermazioni di ieri, oggi confermate, di Silvano Moffa, secondo il quale il rilancio del governo non deve passare attraverso le dimissioni di Berlusconi, per Alfano “sono dichiarazioni assolutamente di buon senso di una persona di buon senso che ha un ruolo di responsabilità di Futuro e libertà”. La colomba Moffa ha ribadito la spaccatura che c’è in Fli ovvero tra chi è per dimissioni o sfiducia e chi, come lui, ipotizza strade diverse: “Il mio pensiero non è cambiato rispetto a ieri. Resto dell’idea che bisogna puntare alla proposta politica”. Se Berlusconi “accetta le proposte per affrontare la questione sociale e realizzare la riforma della legge elettorale, lasciamo a lui stabilire il percorso che può portare a un nuovo governo”. La sarabanda continua e con il passare del tempo Berlusconi appare rafforzato mentre a spaccarsi sono gli altri. Italia dei Valori e Futuro e Libertà su tutti.

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