cartello stradale in belgioFacciamo una facile previsione: quando, in primavera, il folto gruppetto di deputati e senatori avrà maturato i suoi diritti alla pensione e forse diventerà un po’ più indipendente dalle campagne acquisti, probabilmente si andrà a votare. E, salvo improbabili terremoti da scandalo ‘ndrangheta, il vincitore scontato sarà la Lega.

Allora voglio scrivere un post sul federalismo adesso, in tempi non ancora sospetti. E voglio basarmi su un esempio concreto di Paese federale, talmente federale da essere sull’orlo del disfacimento: il Belgio, terra che mi ha accolto (volente o nolente) nove anni fa.

Consiglierei a tutti i leghisti, convinti o in erba, una visita a Bruxelles e un giro delle istituzioni belghe ivi rappresentate (prevedere un programma di una settimana buona, visto il numero delle istituzioni, turismo escluso).

Intanto, per questo mini-tour formato blog, userò la formula di recente successo delle liste (mi si perdoni un po’ di ironia, benevola).

Lista degli svantaggi (e delle cose che non mi piacciono) del federalismo belga

  • In Belgio ci sono tre regioni (la Vallonia, le Fiandre e la Regione di Bruxelles Capitale) e tre comunità (la comunità francese, la comunità fiamminga e la comunità tedesca). Le Regioni hanno responsabilità per il territorio, le comunità per le persone. Le comunità francese e fiamminga si sovrappongono nella regione di Bruxelles. Quando mettete su una tabella chi fa cosa esce un risultato da fare inorridire (o divertire) Kafka. Se hai un problema, vai a trovare il responsabile…
  • Prendiamo l’esempio di Bruxelles: in una città della taglia di Torino (niente a che vedere con Roma o Milano) ci sono un Parlamento della regione; un governo della regione; un Parlamento della comunità francese; un governo della comunità francese; un Parlamento della comunità fiamminga; un governo della comunità fiamminga; un Parlamento delle due comunità riunite; e un governo delle due comunità riunite. Ho la sensazione che ci siano più eletti che elettori…
  • Bruxelles è una città, un insieme di 19 comuni e una regione. Insomma non si sa bene cosa sia, e si vede.
  • A Bruxelles ci sono 42 responsabili (ministri dei vari governi di cui sopra, consiglieri comunali eccetera) per la cultura. Conseguenza: a Bruxelles ci sono 42 politiche per la cultura, non necessariamente coerenti.
  • A Bruxelles, se vi spostate in un’area urbana di circa 7 km di diametro, trovate 19 politiche di parcheggio diverse.
  • Se arrivate in autostrada dal Lussemburgo e proseguite per l’Olanda, passate tre confini tra regioni (Vallonia, Fiandre, Bruxelles e poi ancora Fiandre) con regimi linguistici diversi. Se non conoscete il nome della vostra destinazione in francese e fiammingo, avete buone probabilità di perdervi (salvo GPS ovviamente).
  • Vivere in Belgio significa essere obbligati a fare una scelta: di lingua, di comunità. L’altra ‘metà’ del Paese non esiste allora più. Se leggete il giornale fiammingo sulle inondazioni delle settimane scorse, le mappe mostrano solo le Fiandre, le notizie si riferiscono alle Fiandre, alla Francia, alla Germania… ma non si sa cos’è successo nel resto del Belgio (NB lo stesso vale, all’inverso, per la Vallonia).
  • Formare un governo (federale) in Belgio è diventata un’impresa titanica. Dubito che ci siano ancora cittadini con la forza e la voglia di seguire le infinite trattative senza esito.
  • In Belgio non c’è gerarchia tra i livelli legislativi: se un comune legifera (perché è di sua competenza) sul livello massimo di rumore degli aerei, il regionale o il federale non possono invocare un interesse superiore nel farci passare gli aerei. Risultato: gara tra i comuni ad abbassare i limiti, grandi tour di negoziati e “spargimento” delle rotte su tutta la città secondo regole bizzarre (la sicurezza diventa un optional).
  • Nessuno pare preoccuparsi dei costi per duplicazioni e inefficienze (e nessuno, a quanto ne so, si preoccupa di calcolarli).

Lista dei vantaggi (e delle cose che mi piacciono) del federalismo belga

  • Se ci si vuole candidare alle elezioni, ci sono un sacco di possibilità…
  • Chi chiede un sussidio per un progetto culturale e ottiene un rifiuto ha ancora 41 porte cui bussare – e buone probabilità di trovare l’orientamento politico adatto.
  • A Bruxelles, se uno ha tempo libero, ‘parla le lingue’ e si sa orientare sul web, c’è un’offerta culturale ricchissima (probabilmente paragonabile a quella delle più blasonate Parigi o Londra).
  • Ascoltare i discorsi dei locali sulla situazione politica è spesso esilarante, soprattutto se tra questi ci sono almeno un fiammingo e un vallone.
  • Il Belgio sta dimostrando, con una sorta di esperimento su larga scala (non necessariamente programmato), la possibilità di risparmiarsi un governo federale in presenza di un numero sufficiente di governi regionali e locali.
  • Nonostante le travagliate vicissitudini politiche, l’affluenza alle urne rimane alta (ma sospetto che il fatto che il voto sia obbligatorio abbia una certa influenza sul dato…).
  • La piccola taglia dei 19 comuni di Bruxelles (e la loro relativamente ampia sfera di competenze) rende, in alcuni casi, una realtà la rappresentanza politica delle ‘minoranze’ di origine straniera (in italiano: gli extracomunitari diventano davvero consiglieri comunali).
  • Sbarcando a Bruxelles si è disorientati dal caos politico-amministrativo; poi si capisce che nessuno se la prende più di tanto, lo si dimentica e si apprezza la molteplicità, la varietà, la ricchezza, e persino la Babele linguistica.
  • Il bilinguismo/bicomunitarismo bruxellese si presta ad alcuni aspetti decisamente folcloristici (vedere foto);
  • In fin dei conti, il federalismo alla belga applicato nel caso più complicato, quello di Bruxelles, è follia pura; ma al tempo stesso, è un sistema in cui tutti dialogano e, anche se l’efficienza è quasi nulla, tutti si sentono rappresentati in maniera adeguata. E questo è un piccolo miracolo (finché ce lo si può permettere).

In conclusione, non penso che si possa dire che un modello ‘federale’ sia meglio o peggio in assoluto. Ogni modello ha vantaggi e svantaggi, da soppesare attentamente prima di sceglierlo rispetto a un altro.

Qui in Belgio, mi sembra che gli imperativi politici di far convivere culture e lingue parecchio diverse abbiano avuto una priorità molto più alta rispetto all’efficienza e all’efficacia del sistema politico-amministrativo. Con il risultato comunque che ad ogni elezione si fa un passo in più verso l’implosione dello Stato.

Similitudini con l’Italia? Poche, per fortuna. Almeno noi abbiamo una lingua sola (e mille dialetti).

Però il rifiuto della coesione e dalla solidarietà, percepite come ‘fregatura’, la rivalità nord-sud, l’alta pressione fiscale e l’alta evasione accomunano le due esperienze.

Allora, prima di abbracciare con cieca passione il sogno federalista o separatista, vi prego, guardate bene la foto in alto.

Il pannello stradale annuncia difficoltà di passaggio in uno dei tunnel più trafficati del quartiere europeo. Solo che in francese le difficoltà terminano alle 13, in olandese (fiammingo) alle 14:30…

Sullo sfondo un fulgido esempio di urbanistica e traffico della città-regione-comune-capitale federale.

Disclaimer: Come riportato nella bio, il contenuto di questo e degli altri post del mio blog è frutto di opinioni personali e non impegna in alcun modo la Commissione europea.

Articolo Precedente

Cuba tra turismo e crisi

next
Articolo Successivo

Assange e Cantona, disturbatori pubblici

next