Per ovviare alla diatriba il sindaco Zaccariotto ha detto di non avere nulla in contrario nel caso gli alleati di giunta avessero voluto organizzare una Miss Berlusca. Ma le ragazze che ambiscono alla fascia verde chi sono? Fedeli militanti e simpatizzanti convinte? Non proprio: sono solo aspiranti vincitrici che desiderano portarsi a casa il titolo e la sperada di Lucia Mondella – l’analogo leghista della coroncina di Mirigliani – e poco importa se Sara Venturi, eletta nel 1998 e oggi moglie del conduttore Milo infante, aveva posato avvolta nella bandiera tricolore o che l’ultima Miss Elisa Migliorati ha confessato di tifare per la nazionale italiana e di non avere le idee politiche chiare. Gesti e dichiarazioni che normalmente, fra i colonnelli e i militanti verdi, susciterebbero disapprovazione. Ma in questi casi passano del tutto inosservate. e oltre a Miss Padania anche altre due fasce, Miss Sole delle alpi e Miss camicia verde. Un concorso che dalla selezione alle feste padane fino alle prime edizioni si svolgeva in sordina, e che è poi approdato su rete4 dal 2003 e quest’anno si è svolto al teatro arcimboldi di Milano alla presenza dello stesso umberto Bossi che, giunto a braccetto col sindaco Letizia Moratti, spiegava ai cronisti che le gambe sono quello che in una donna apprezza di più. Ma l’attacco più duro al mondo femminile e al corpo come strumento di controllo è arrivato dopo le elezioni regionali 2010, quando i neo eletti governatori di Piemonte e Veneto, roberto cota e Luca Zaia, hanno imposto il veto alla distribuzione regionale della ru486, nonostante fosse stato già approvata dall’aiFa per la circolazione ospedaliera. Dopo la conquista del divorzio e della legge 194, i due tentavano di ostacolare l’introduzione della pillola, schierandosi con il movimento antiabortista e papa ratzinger. All’indomani della vittoria elettorale infatti ventilavano l’idea di non volerla inserire nel prontuario regionale. Una presa di posizione da pura boutade ideologica: la donna che abortisce è come gli Ogm da vietare. Ma in una materia disciplinata a livello nazionale e non locale, come ha spiegato pure l’antiabortista ed ex radicale eugenia roccella, non ci si può «appellare all’autonomia regionale solo quando conviene». I padani, nonostante spicchino casi di emancipazione femminile, preferiscono ancora immaginarsi le donne vicine al focolare, eterne romantiche alla ricerca dell’abito bianco (nonostante non vogliano ammetterlo, come pensano i maschi del carroccio)15 ma anche più affidabili degli uomini alla guida16. L’ostruzionismo all’emancipazione è ancora tutto visibile e per corrodere il machismo dei colonnelli occorre ben altro che una competente e combattiva Francesca Zaccariotto.

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