Il presidente della Federazione Italiana Sport Invernali, Giovanni Morzenti, è stato ritenuto colpevole, in prima istanza, del reato di concussione dal Tribunale di Cuneo e condannato ad una pena di 4 anni e 6 mesi, oltre alla interdizione perpetua dai pubblici uffici. Risultato: mentre la Federazione Internazionale lo ha “dimissionato” immediatamente dal Consiglio dell’organismo che governa lo sci mondiale,  solo sette membri, una minoranza, del CdA del Federsci nazionale lo ha sfiduciato, permettendo che rimanga imperterrito al suo posto.

Sorprende l’atteggiamento del Coni che non ha assunto alcuna decisione  in proposito. Il dimissionamento immediato dal Consiglio della Federazione Internazionale priva l’Italia del suo rappresentante in campo mondiale. Un’Italia che nei prossimi mesi sarà  completamente tagliata fuori della stanza dei bottoni (aggiudicazione di manifestazioni, Campionati Mondiali e rassegne iridate) perchè Morzenti non può essere sostituito. L’interdizione perpetua dai pubblici uffici dovrebbe precludere ad un condannato qualsiasi possibilità di gestire soldi pubblici. A meno che i contributi che il Coni deriva direttamente dal Governo e poi trasferisce alle Federazioni non siano da considerare soldi pubblici. Un presidente condannato, anche se ancora in via non definitiva, contribuisce a gettare molte ombre sull’immagine della stessa Federsci con il rischio di disincentivare ancor più i pochi sponsor ancora disponibili ad investire nello sport.

Ma c’è di più. Pende un ricorso sulla regolarità delle elezioni federali di maggio vinte da Morzenti su Ghirardi, per poche centiania di voti. Il ricorso è sostenuto da Iaia Ercolani, ex atleta azzurra negli anni ’70, figlia dell’ex direttore generale della Banca d’Italia e presidente del Sai Roma, uno dei più anticihi e prestigiosi sodalizi sciistici della penisola.
Ma nessuno ancora si è mosso e Morzenti resiste. Un altro scandalo all’italiana.

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Non è una questione di soldi, ma di diritti

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