Tutto fermo per la riforma della giustizia. Dietrofront del governo che doveva esaminare il pacchetto di riforme già nel Consiglio dei ministri di domani mattina. Tutto invece slitta a dopo la fatidica data del 14 dicembre, perchè condizionata al voto di fiducia sia alla Camera che al Senato per il governo Berlusconi.

Eppure il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva annunciato solo qualche giorno addietro la presentazione al Cdm sia delle riforme costituzionali, e cioè la composizione del nuovo Consiglio Superiore della Magistratura e la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri, sia le norme finalizzate a migliorare l’efficienza del sistema giudiziario italiano. In primis quelle per ridimensionare i tempi e l’arretrato delle cause civili. “Martedì 30 – aveva dichiarato B. alla stampa – ci sarà l’approvazione della riforma della giustizia”.

Non si comprende dunque per ora la stategia e la linea del governo nel voler rimandare la riforma a dopo il voto. Il rinvio, però, sarebbe stato consigliato a Berlusconi dallo stesso numero uno del dicastero della Giustizia, Angelino Alfano, e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta. I due avrebbero suggerito a B. di non mettere “altra carne al fuoco” in un momento politicamente delicato come l’attuale e di evitare di inasprire gli animi con i finiani e, soprattuto, con gli indeci degli altri schieramenti politici.

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