L’altra sera, nel corso di un confronto televisivo, la deputata Pdl Nunzia De Girolamo non la smetteva di ripetermi che Silvio ha salvato Napoli e la Campania dai rifiuti, e che “la sinistra” è colpevole di tutto il peggio. Avrei voluto risponderle che invece di rinfacciarci le responsabilità del suo e del mio partito, meglio sarebbe stato tirare una riga e cominciare a risolvere i problemi, che forse è quello che interessa ai napoletani. Ma purtroppo sembra che il muro contro muro sia la tattica che rende di più in tv.

Renderà in tv, ma non certo nel Paese. Sono andata a tirarmi giù le ultimissime notizie “made in UE” relative a fatti italiani d’argomento ambientale. E’ sicuramente un elenco lacunoso.

La Commissione europea ha deferito alla Corte di giustizia europea l’Italia, insieme a Cipro, Portogallo e Spagna per “il mancato rispetto delle norme dell’Ue” in tema di inquinamento, sollecitando i paesi interessati a rispettare i valori limite di qualità dell’aria dell’Ue per il particolato fine o Pm10“. Da Bruxelles ci spiegano che i quattro paesi sono stati deferiti in quanto non hanno finora affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive di PM10.

L’altro giorno, sempre da Bruxelles, siamo venuti a sapere che nei rubinetti di 128 comuni italiani c’è rischio che scorra acqua all’arsenico. La Commissione Ue ha già detto che, dopo aver beneficiato di due deroghe, l’Italia ne avrà ancora solo una parziale, perché “gli orientamenti dell’Organizzazione mondiale della sanità, il parere del Comitato scientifico dei rischi sanitari e ambientali, consentono deroghe temporanee fino a 20 microgrammi il litro, mentre valori di 30, 40, 50 microgrammi il litro determinerebbero rischi sanitari superiori, in particolare talune forme di cancro”. Ricordiamoci che in alcuni comuni del Lazio arrivano a 50 microgrammi per litro.

Non è finita. Oggi, su raccomandazione del commissario per l’Ambiente, Janez Potocnik, la Commissione europea ha deciso di sollecitare l’Italia a “conformarsi” a una sentenza della Corte di giustizia europea relativa al trattamento delle acque di scarico del fiume Olona, in provincia di Varese. La normativa Ue, infatti, prevede che tutte le acque di scarico urbane provenienti da agglomerati con più di 10 mila abitanti debbano essere raccolte e trattate prima dello scarico. A quattro anni dalla sentenza della Corte di Giustizia europea, non è ancora stato precisato quando verrà raggiunta la piena conformità.

A Napoli, tremila tonnellate di rifiuti giacciono abbandonate sulle strade, in primo piano sui teleschermi degli italiani, e all’ultimo posto tra le priorità del governo. Anche qui fanno la loro parte gli ispettori dell’Unione europea, che sono andati sul posto e hanno detto chiaramente che di risorse europee non se ne parla, finché ” la Campania avrà approvato un piano per i rifiuti credibile che individui anche le soluzioni transitorie nelle more dell’entrata in funzione degli impianti necessari per lo smaltimento dei rifiuti, che richiederanno almeno due-tre anni”.

Non so se da questa sfilata di immondizie potremmo anche, smossi dallo schifo, farci venire lo stimolo e decidere che questo non è il Paese in cui vogliamo vivere. So sicuramente che l’Italia dovrebbe ogni giorno ringraziare chi le ha permesso di essere oggi in Europa. E non mi pare si chiami Silvio.

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