Nei pressi della ex discarica di Pianura, periferia di Napoli, la vita dei cittadini è in pericolo. Lo scrive il Gip di Napoli Alessandro Buccino Grimaldi nelle dodici pagine con cui ha disposto la riapertura delle indagini sui veleni sversati nella ex Difrabi, ordinando l’imputazione coatta per tre persone con l’accusa di disastro ambientale. Perché come si legge nell’ultima pagina del provvedimento: “In alcuni punti la quantità dell’ossigeno e degli idrocarburi è risultata non compatibile con la vita umana”. E a pagina 11: “Il pericolo accertato all’esterno della discarica integra una situazione di disastro ambientale in quanto è un fenomeno con una vasta ricaduta sull’ambiente naturale e non, che si configura come potenzialmente catastrofico per la numerosità delle persone che abitano nella zona che possono essere coinvolte, e la vastità del territorio interessato”.

A Pianura per anni, come ha accertato qualche anno fa la commissione parlamentare ecomafie presieduta dal verde Massimo Scalia, sono stati conferiti rifiuti tossici provenienti dalle imprese del Nord e fanghi dell’Acna di Cengio. Dentro ci sono finite scorie di ogni tipo: polveri di amianto, rifiuti ospedalieri, stoffe, terre di bonifica e altro. E nel tempo la gente del quartiere si è ammalata. Di patologie di vario tipo: mesoteliomi, linfomi non hodkin, tumori. E gli esposti dei cittadini, riunitisi in comitati e nell’associazione Oceanus, attraverso la consulenza legale degli avvocati Giovanni Copertino e Valerio Di Maio. Di qui l’indagine per disastro ambientale ed epidemia colposa, approdata nella richiesta di archiviazione del pm Stefania Buda, motivata dall’impossibilità, in assenza di un registro tumori, di dimostrare un nesso causa-effetto tra la discarica e le patologie tumorali.

Ma il gip, pur accogliendo l’archiviazione per il reato di epidemia colposa, vuole che i veleni di Pianura siano oggetto di un processo perché le relazioni dei periti allegate all’inchiesta hanno raccontato una realtà ambientale terrificante. Afferma il professor Crescenti: “La discarica Difrabi, nonostante sia stata chiusa nel 1996, costituisce un pericolo per i cittadini che risiedono all’esterno. E’ stato accertato infatti che mancando l’impermeabilizzazione alla base di gran parte dei rifiuti (venti milioni di metri cubi di materiale inquinante all’interno del Cratere Senga, ndr) alla base di gran dei rifiuti si verifica dispersione di percolato inquinante nel sottosuolo che attraverso la falda può defluire fino al mare nella zona di Pozzuoli”. Ed ancora: “In assenza di una completa messa in sicurezza l’inquinamento ambientale causato dal biogas e dal percolato può continuare ancora per decine di anni”.

Secondo il consulente “la vastità dell’area che può risentire ulteriormente degli effetti negativi della mancata messa in sicurezza della discarica è estremamente preoccupante dal momento che si prevede che in circa 350 ettari si può verificare l’inquinamento della falda e che in circa 50 ettari attorno alle discariche si può accentuare la dispersione incontrollata di biogas” con il conseguente rischio che un qualsiasi cantiere edile, trivellando, possa far scoppiare un incendio. A pagina 10 del provvedimento si legge: “I risultati conseguiti dal consulente evidenziano che il disastro ambientale è stato già accertato… e si configura già attualmente una situazione di disastro ambientale in via di aggravamento e di estensione…”.

Anche sul versante della qualità dell’aria, i residenti di Pianura corrono pericoli enormi. Scrive il professor Noviello: “Il valore di tutti i parametri sono risultati disomogenei e diversamente alterati, e quasi sempre di gran lunga, fino a mille volte superiori ai valori limiti consentiti. Per tale motivo non è stato possibile prolungare la durata di ciascun rilievo per i termini previsti dalle norme che vanno da una decina di minuti fino alle 24 ore, proprio a tutela della salute dei rilevatori…”.

E se i rilevatori avevano paura, cosa dovranno provare i residenti di Pianura? Commenta l’avvocato Copertino: “Il provvedimento, anche se ha archiviato per il reato di epidemia, ha giustamente messo in evidenza la vastità del pericolo di inquinamento. Leggere il provvedimento mi ha lasciato senza parole e mi ha commosso per la sua drammatricità e per la cruda realtà: Il Gip nel suo provvedimento ha posto in chiara evidenza e confermato ciò che per anni istituzioni e molti rappresentanti della politica regionale e non hanno mai avuto il coraggio di dire e di affrontare con così chiara determinazione”.

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