Un cassonetto sta andando a fuoco vicino a delle auto parcheggiate. Tiri fuori il tuo iPhone, apri l’applicazione i-watch e fai un filmato. Intanto alla centrale operativa ricevano le immagini e le archiviano. L’operatore vede sullo schermo un puntino su Google maps. Quello sei tu: sei stato localizzato con il gps e fra poco arrivano i vigili del fuoco, che hanno già un’idea di quello che succede. Secondo Luca Gianelli di Bj Consulting, “il sistema potrà in futuro essere utilizzato non solo per segnalare incidenti o atti criminali, ma anche tutti quei piccoli segni di degrado di cui le nostre città sono piene, come buche o panchine rotte”. I-watch, che gira anche su cellulari con Java mobile o Android, è uno dei prodotti esposti al salone Sicurezza, che fino al 19 novembre mette in mostra alla Fieramilano di Rho le innovazioni in campo di protezione personale e domestica.

Grate anti effrazione, sensori digitali per rivelare fughe di gas, telecamere di sorveglianza di ogni forma e dimensione. Per un negoziante sicurezza vuol dire impedire a un ladro di entrare nella propria bottega. O costringerlo alla fuga, grazie a un allarme che attiva subito gli erogatori di un denso fumo bianco: il ladro scappa perché davanti a sé non vede più nulla. “Si chiamano sistemi nebbiogeni –  spiega Francesco Corbetta di Protect -. Il fumo non è pericoloso: è composto da acqua e glicole propilenico, la stessa sostanza con cui è fatta la pellicola domopack”. Se ti trovi immerso in questa fitta nebbia artificiale, quasi non ti vedi le braccia. L’odore è piacevole: sa di mentolo. Quantomeno nella dimostrazione in fiera.

Se i ladri non vuoi che entrino nella tua villa di lusso, lungo tutto il perimetro della proprietà puoi installare una barriera a infrarosso. Una specie di muro elettronico invisibile, con i raggi uno sopra l’altro a una distanza di 25 centimetri: l’estraneo al massimo può infilarci una mano. Se entra, una sirena si attiva, a meno che non ci sia molta nebbia. Che questa volta fa gioco al ladro, mettendo fuori uso gli infrarossi.

Al salone c’è pure un’elegante cravatta da 400 euro. Cara, per non essere nemmeno griffata. Ma quelli della Global System ci hanno nascosto dentro una telecamera piccolissima che con un obiettivo pinhole, attraverso una smagliatura del tessuto, riprende la scena davanti. Difficile che l’interlocutore se ne accorga, ma occhio a non sistemarti troppe volte la cravatta. La telecamerina può essere nascosta anche dentro alla penna da infilare nel taschino della camicia o nell’orologio da polso: in questo caso, per una buona inquadratura, le braccia vanno tenute conserte. Se sei in ufficio, attenzione al cavo usb della stampante: lì dentro può esserci un microtrasmettitore ambientale, quello che volgarmente è chiamato cimice.

Di microspie si occupa anche la Rcs (Research system control), il cui ex amministratore Roberto Raffaelli la vigilia di Natale 2005 andò con Fabrizio Favata da Silvio Berlusconi per fargli ascoltare la voce di Piero Fassino dire: “Abbiamo una banca”. In fiera l’azienda espone un localizzatore satellitare magnetico da applicare sotto l’auto di cui si vogliono seguire gli spostamenti. Il trasmettitore ambientale veicolare è invece uno scatolotto di qualche centimetro per intercettare l’audio all’interno dell’abitacolo: si può mettere sotto il volante, dietro il cassetto porta oggetti e in molti altri posti. Ma come si fa a installarlo se il delinquente non porta la macchina dal meccanico? “Sta alla fantasia della polizia giudiziaria”, rispondono allo stand.

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