I monopoli di Stato hanno negato i documenti relativi alla concessione delle slot machines a un deputato della Repubblica. In particolare la gestione affidata a Betplus, già nota con il nome di Atlantis World, società a cui la Corte dei Conti ha chiesto 32 miliardi per non aver collegato gli apparecchi di gioco alla rete telematica, sfuggendo così al controllo fiscale. Atlantis ha sede in Inghilterra, è controllata attraverso una complessa struttura da società off- shore dei Caraibi, ma gestisce da sola circa il 30 percento del mercato delle slot machine in Italia. A denunciarlo è stato il deputato dell’Idv, Francesco Barbato, che ha chiesto, “in veste di deputato”, approfondimenti. “Ma mi è stato detto che Atlantis, avvisata della mia domanda, ha opposto il rilascio degli atti a me e l’Aams (amministrazione autonomia monopoli di Stato, ndr) mi ha comunicato che sussiste il cosiddetto ‘interesse a non ledere’: in pratica se le avessi lederei gli interessi”.

Ma Barbato, al grangiurì, da battaglia. Ha presentato due emendamenti: il primo che prevede la modifica del prelievo erariale unico applicato ai concessionari dei giochi, oggi al 13,5%, adeguandolo a quello di tutte le altre imprese, 20%; il secondo emendamento mira a introdurre l’esclusione dall’affidamento dei giochi a società residenti nei paradisi fiscali e intende introdurre delle regole più stringenti per chi vuole aggiudicarsi la gestione dei giochi, mutuando dagli Stati Uniti i controlli preventivi. Spiega Barbato: “In America chi vuole candidarsi deve sottoporsi a una indagine preventiva e il costo è a carico della società che vuole aggiudicarsi la gestione. In Italia, invece, abbiamo una situazione paradossale dove i giochi sono assegnati a società guidate da soggetti con il passamontagna, sconosciuti al fisco e allo Stato”, denuncia il deputato Idv. In particolare Atlantis, dice Barbato, “gestita da Francesco Corallo, Diodado e altri criminali internazionali coinvolti nel gioco d’azzardo che, attraverso società non identificabili, possono essere naturali possessori dell’attività dei giochi”.

Secondo Barbato, inoltre, la partita potrebbe essere utile alle casse dello Stato. “Complessivamente, tra tutti i concessionari, dovrebbero versare 98 miliardi di euro; invece, in via subordinata, in sede di ministero d’economia hanno invitato a un pagamento di 2,7 miliardi pro bono a tutte le concessionarie”. Lo Stato è “assediato: prepotenti e mafiosi, annidati dietro la gestione dei giochi, rischiano di farla franca. Per questo c’è stata la necessità di presentare gli emendamenti per chiedere il rispetto della legge”, aggiunge Barbato. Che si scaglia non solo contro il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ma anche contro il leader di Futuro e Libertà, Gianfranco Fini. “Il presidente della Camera e il suo entourage hanno contribuito a determinare questa situazione”. Nell’estate 2004, ricorda Barbato, “Fini andò in vacanza a Saint Martin, proprio all’indomani della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di Atlantis come concessionaria dello Stato. Fini a Saint Martin venne ospitato presso le strutture della famiglia Corallo, le stesse che videro in vacanza anche Nitto Santapaola. Presente anche l’avvocato Lanna, che curò proprio l’assegnazione Atlantis”. Per Barbato dunque dietro la gestione delle slot machine in Italia c’è “molto di più. Chi ha pagato quelle vacanze? E le immersioni lì ai Caraibi? Fini e Berlusconi hanno un punto in comune: l’off-shore”.