La Campania non credo sentirà la mancanza di Guido Bertolaso, forse mancherà alle cricche degli appalti e a qualche speculatore nel settore dell’edilizia, certamente ad una parte della politica a cui piace arricchirsi sfruttando i posti di potere, come un ministero o una poltrona da sottosegretario con delega proficua. Probabilmente, poi, molti abruzzesi continueranno ad interrogarsi sulla sua figura, dovendo scontrarsi con la vita quotidiana che ancora scorre, per loro, tra macerie reali e affettive.

Mister emergenza l’11 novembre lascia l’incarico di grande capo della Protezione civile e si dichiara pronto al riposo e alla vacanza, speriamo trovi il tempo di non sottrarsi alla giustizia. Soprattutto speriamo si apra una nuova stagione per la stessa Protezione civile: perchè un nuovo corso è ciò che si meritano i coraggiosi volontari che la animano e l’intero paese. Naturalmente ci auguriamo che questo incipit di vita nova sia una priorità per il successore di Mr emergenza Bertolaso, cioè Franco Gabrielli, al quale spetta anche un altrettanto importante compito: respingere il pericoloso tentativo di trasformare la Protezione civile in una Spa, come accaduto per il settore della Difesa. Un tentativo sempre in agguato perchè questo governo è divorato da un delirio di privatizzazione e deregolamentazione che cerca di imporre ad ogni settore, smantellando pezzo dopo pezzo i fondamenti pubblici del paese. Un delirio, appunto, perchè offre spazio a ulteriori forme di collusione e speculazione affaristica, mare magnum di opacità e sperpero di denaro pubblico in cui sguazzano le cricche di imprenditori senza scrupoli e politici permeabili, amministratori pubblici famelici e scaltri faccendieri: tutti pronti ad incassare a spese della comunità, della legalità e della pietà umana (ricordate le telefonate del post terremoto in Abruzzo quando, tra le macerie fumanti e i lutti ancora laceranti, alcuni imprenditori già pregustavano il guadagno? Erano i sodali di Balducci – vice di Bertolaso e presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici – e di Anemone, arrestati nell’inchiesta di Firenze sui grandi eventi). Un sistema infame che ha avuto gioco facile sfruttando anche il modello del “tutto è emergenza”, di cui Bertolaso è stato grande fautore e di cui questo esecutivo ha abusato. Negli ultimi anni la morte del papa e i mondiali di nuoto, al pari delle alluvioni e dei terremoti, sono diventati appuntamenti eccezionali meritevoli della presunta gestione emergenziale, che comporta la deroga alle norme e alle leggi. Tradotto: l’assenza di controllo e la deregulation degli appalti e delle commesse, come cricca richiede e come cricca ordina.

Semplificato: la Bertolaso connection, cioè un network di “incriccati” in cui Mister emergenza è dentro fino al collo, tanto da essere indagato nell’inchiesta per gli appalti del G8, oltre ad esser stato risucchiato nella polemica sulla ricostruzione in Abruzzo. Come dimenticare poi le cronache sugli appartamenti di Propaganda Fide o i massaggi al Salaria sport Village? Il grande gestore dei fondi pubblici, anche straordinari, che guida la Protezione Civile e favorisce gli “amici” i quali poi lo ricompensano con case e relax.

Infine il triste capitolo dell’emergenza rifiuti in Campania con la recentissima fuga, solo pochi giorni fa, dalla Regione.  Perchè “quello che si doveva fare lo abbiamo fatto”. Ma cosa? Napoli e la Campania ancora inondate di immondizia e la tensione sociale che stenta a spegnersi. Arrivederci Bertolaso, Mister emergenza che ha tristemente resistito a tutti i governi perchè non c’è niente di più bypartisan della questione morale (legale!). Anzi speriamo che quello dell’11 novembre sia, per Bertolaso, un addio alla vita pubblica, piuttosto che un saluto temporaneo in vista di un nuovo incontro che il paese non meriterebbe.

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