Paolo Mancuso, procuratore capo di Nola

NOLA – “La provincializzazione del ciclo dei rifiuti è insensata”. Pullover azzurro, camicia aperta, tono di voce pacato, il procuratore capo di Nola Paolo Mancuso ha appena poggiato sulla scrivania un lungo articolo di un quotidiano locale sulle mutazioni generiche delle rane sui territori dei Regi Lagni e del Vulcano Buono. Sono zone che ricadono nella competenza del suo ufficio. Mancuso non è uomo che dà aggettivi a caso. Sceglie con cura la parola “insensata”, dopo averne scartate altre, per definire la provincializzazione della gestione degli impianti e dei flussi della spazzatura, perché la ritiene “il principale ostacolo a un efficace smaltimento dell’immondizia campana”.

La Procura di Nola, città della provincia di Napoli, ha competenza sul territorio di Terzigno, dove da settimane centinaia di cittadini dell’area vesuviana si battono per la chiusura della discarica di Cava Sari nel Parco Nazionale del Vesuvio, e non si accontentano della cancellazione di Cava Vitiello. Numerosi i suoi fronti di inchiesta. L’ufficio ha fascicoli aperti, tra gli altri, sugli scontri tra polizia e manifestanti e sui valori rivelati dalle diverse analisi ambientali raccolte dal 2009 in poi. “I dati su Cava Sari – afferma Mancuso – ci dicono che la discarica non potrà essere tenuta aperta per molto tempo ancora”. E di fronNe pate al limone deforme spuntato dai campi agricoli di Terzigno (vedi foto), che da giorni viene ritratto sui siti internet e preoccupa i residenti, il procuratore capo allarga le braccia: “Mutazioni genetiche potrebbero essere spiegate solo da alterazioni dei valori di radioattività. Ma in discarica i camion della spazzatura attraversano un ‘detector’ che darebbe l’allarme in caso di passaggio di rifiuti radioattivi”. Come dire: quell’agrume spaventoso al momento è un mistero.

Procuratore Mancuso, qual è la situazione complessiva a Terzigno?

“A prescindere da eventuali responsabilità in via di accertamento, siamo di fronte a dati che documentano un inquinamento delle falde acquifere e dei terreni”.

Su questo territorio c’era una precedente discarica che ha accolto rifiuti dagli anni ’80 fino a metà degli anni ’90.

“L’azienda che gestisce la discarica oggi in esercizio, sostiene che le cause dell’inquinamento sono preesistenti all’apertura dello sversatoio. Che peraltro è in via di esaurimento”.

Dovrebbe essere utilizzato fino ai primi mesi del prossimo anno.

“I rifiuti ormai sono giunti sino all’8° anello. Può essere riempito per pochi mesi ancora, ma solo se gestito correttamente e se verranno rispettate le recenti prescrizioni, tra le quali il conferimento del solo secco”.

Come è il rapporto coi sindaci e i comitati cittadini?

“Come ufficio li abbiamo sollecitati a interloquire con noi per collaborare nell’opera di controllo della legalità e delle regole relative al ciclo dei rifiuti. Con gli avvocati dei comitati siamo in continuo contatto. Proprio stamane ho nuovamente ricevuto una loro delegazione. Mi hanno riferito che in queste ore i miasmi provenienti dalla discarica sono tornati ad essere insopportabili”.

Ha visto le foto del limone di Terzigno?

(Sorride preoccupato). “Sì, le ho viste. Guardi, le perdite di percolato, le infiltrazioni delle falde acquifere, il superamento delle soglie di legge di alcuni valori ambientali, non potrebbero da sole spiegare le mutazioni genetiche di quel limone mostruoso. Potrebbero essere spiegate solo da alterazioni dei valori di radioattività. Ma ci sono controlli all’ingresso della discarica, c’è un ‘detector’ che rileva il passaggio di eventuali rifiuti radioattivi”.

Come si esce dall’emergenza rifiuti in Campania?

“Revocando l’insensata provincializzazione del ciclo. Non può funzionare a Napoli, dove su una fetta pari all’8% del territorio campano vive il 61% della popolazione di tutta la regione. Aggiungo che non è bello vedere le altre province che fanno ostruzionismo al provvedimento del Governatore Caldoro con il quale si autorizzava lo sversamento dei rifiuti napoletani per una settimana in un’altra provincia. Non c’è stata solidarietà e ciò è un’ulteriore dimostrazione che la provincializzazione per legge non funziona. Io la Campania l’ho visitata praticamente tutta, come investigatore e come cacciatore per hobby, ne conosco bene le caratteristiche, e dico con convinzione che in altre province potrebbero essere realizzate discariche e impianti in zone assolutamente deserte e senza dare fastidio a nessuno”.

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