Tra i big del Partito Democratico il sindaco di Bari, Michele Emiliano, sarà l’unico che andrà a Firenze per la tre giorni dei “rottamatori”. “Sono mosso soprattutto dalla curiosità, anche di capire dove vuole arrivare Matteo Renzi” ci dice l’ex-magistrato. “Poi devo essere sincero – aggiunge – non condivido tutta questa preoccupazione dei big del partito: al posto di Bersani mi sarei presentato mezz’ora prima dell’inizio dei lavori, mi sarei messo in prima file e avrei detto: ‘se volete rottamarmi parliamone’”. Il sindaco di Bari ha il pregio di non pronunciare frasi a metà, ma di parlare chiaramente. Lui, come Renzi, si sente tra quelli esclusi dal Pd.

Sindaco, cos’è questa tre giorni dei rottamatori?
L’iniziativa va presa per quel che è: una provocazione. Non è una fronda contro qualcuno, ma una rivendicazione di ruolo anche generazionale. E quando dico generazionale, parlo dal punto di vista politico, non certo anagrafico. Se così fosse anche Renzi sarebbe fuori. Gliel’ho detto: “Anche tu sei un politico da generazioni”.

Lei è politicamente nuovo?
Io onestamente sono in politica per sbaglio, fino ai 45 anni ero convinto che mai mi sarei trovato ad avere a che fare con la politica. Ma è anche vero che la “vecchia politica” mi rifiuta, seppur con simpatia. È evidente che sono uno “simpaticamente reietto” dentro il Partito Democratico: utilissimo in campagna elettorale molto meno quando si deve costituire una forma nuova di partito.

Perchè ce l’avrebbero con lei?
Per lo stesso motivo che genera avversione verso l’iniziativa di Firenze: chi ha paura di questa manifestazioni ha timore che si inneschi un meccanismo che non consenta più l’autoproduzione del ceto dirigente. Questo è il cuore delle motivazioni dei dirigenti dell’ “Ancien Régime”

Sono spaventati dalla proposta di far rispettare i tre limiti per un mandato in Parlamento?
Sì, certo, anche quello crea il panico. Perchè spesso l’obiettivo è di continuare a campare, non di vincere le elezioni. Ma è chiaro, dico ai dirigenti del Pd, che non potete occupare il partito come se fosse un patronato, la Cgil. L’idea dell’avvicendamento è fondamentale e se parliamo di cultura del merito, il merito non può che essere quello di raccogliere voti.

Chi dovrebbe gestire il partito?
Salve alcune personalità, che si contano veramente sulle dita di una mano, la responsabilità dovrebbe essere di chi prende i voti. Suggerisco: verifichiamo innanzitutto le energie. Non spaventiamoci di chi ha consenso; anzi, diamogli un ruolo piuttosto di premiare quelli che non hanno un profilo elettorale eppure, senza alcun appeal, svolgono funzioni importanti.

Renzi invece i voti ha dimostrato di saperli prendere…
Sì, e dice quello che pensano tutti i democratici. Bisogna remare insieme per battere Berlusconi e per costruire il paese che abbiamo in mente. Ma possiamo riuscirsi solo se capiamo con chi stare: con la generazione dei garantiti o con quella dei giovani senza garanzie? Non possiamo stare con tutti e due. Il compito più alto della politica è salvare le generazioni successive e non possiamo avere nessun futuro se il nostro target sono soltanto gli italiani che stanno andando in pensione. Il Pd, adesso, è in realtà ultraconservatore e immobile: rischia di venire travolto dalle truppe di Hitler sulla linea Maginot.

La soluzione è anche Vendola?
È sicuramente il migliore dei candidati possibili per correre come premier.

E “che c’azzecca” Renzi con Vendola?
Sto andando a Firenze proprio per cercare di capire questo. Per scoprire, per esempio, se Renzi sta mettendo in piedi tutto questo guazzabuglio perché vuole costruire un comitato elettorale per le primarie. Ma sbaglierebbe.

Vendola appare nuovo, ma è un politico tradizionale.
Certo, Nichi è un politico esperto: è stato deputato per vent’anni e ha fatto tutta la trafila del partito per eccellenza, quello comunista. Inoltre è tutto il contrario di quello che si vuol dire, ovvero inesperto al contrario: è un uomo di grandissima esperienza che conosce tutti, che sa usare alla grande i mezzi di comunicazione e che ha un carisma unico in Europa.

Quasi perfetto.
No, perchè un suo limite è rappresentato dall’incosistenza di quella “banda dei quattro” che ha attorno, a cominciare dal suo partito: si immaginano già ministri e presidenti della Camera in quanto amici suoi. Ma Nichi, lo ripeto, ha un grande intelligenza politica e sa adeguare i mezzi alle necessità. Ecco perchè con lui Bersani e il Pd dovrebbero stringere un progetto comune.

Una situazione molto intricata. Come se ne esce?
Nessuno è in grado di fare previsioni. Di sicuro Vendola non entrerà mai in questo guazzabuglio del Pd. Quindi è una risorsa per il centrosinitra ma all’esterno del Pd. Le battaglie in corso due e si combattono in maniera parallela. Da una parte quella di Vendola per correre come presidente del consiglio. Dall’altro, il Partito Democratico e la sfida di rinnovamento: senza il Pd, Vendola e il centrosinistra non possono vincere le elezioni.

Rinnovamento, condicio sine qua non?
Per vincere le elezioni il Pd deve stare in gran forma. E può essere all’altezza solo se mette in campo il meglio che ha, anche nelle liste: i candidati non possono che essere scelti con le primarie. Non possiamo continuare a far andare avanti persone con un consenso personale che non va oltre quello della propria famiglia: con questa legge elettorale nella mia regione non c’è un deputato che sia un soggetto politico autonomo. Allora se si vuole dare la spinta per costruire un’Italia nuova, deve fare sua la provocazione di Renzi e trasformarla in un progetto e in un metodo di gestione del partito.

Riassumendo: solo accettando la sfida di Renzi il Pd può vincere le elezioni – con Vendola candidato – senza farsi cannibalizzare da Sinistra e libertà?
É proprio così. Gente come me e come Renzi ha un consenso notevole. Ma non abbiamo le tessere per ribaltare una situazioni di partito che poi sui congressi, nei tesseramenti, prevale sempre il fantasma del vecchio partito comunista che riesce ad avere la meglio. Ma poi la giuria deve decidere lo stesso, e la giuria è il popolo italiano che vota. Nel momento in cui Sinistra e Libertà dovesse sfiorare il 10 per cento, Bersani non potrà dire che non gliel’avevamo detto. Nelle condizioni attuali, con Pd pietrificato, Sinistra e Libertà rischia di sfondare elettoralmente e di sfondare il Pd. A maggior ragione se Vendola farà il candidato.

Un debacle per il centrosinistra.
Il rischio è quello che si vada a votare e si assista ad un doppio effetto negativo: un Pd cannibalizzato da Sinistra e libertà e un centrosinistra sconfitto alle elezioni.

Bersani può aprire una nuova stagione?
Vista la vittoria al congresso, per il quale il segretario ha dovuto fare dei patti, escludo che in questa fase Bersani possa gestire un rinnovamento. Però tutto quello che riusciremo a fare in più per le liste, a partire dalle scelte dei candidati tramite le primarie, potrebbe aiutare.

E in caso di sconfitta?
Tutto il progetto della segreteria risulterebbe perdente. E a quel punto. Renzi si troverà in pole position.

Ed Emiliano?
Io no, non sono uomo di partito. Al massimo potrei dare il mio contributo in un’altra maniera.

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