Villa Certosa, una delle residenze estive di Silvio Berlusconi

C’è Ruby e va bene. Ci sono le feste. Ci sono singolari telefonate ricevute dal premier sul cellulare, fatte da un’escort brasiliana. Su Silvio Berlusconi infuria la buriana. Che in serata  si trasforma in tempesta, quando da Palermo rimbalza la notizia di una nuova inchiesta partita da un traffico di droga e approdata, manco a farlo apposta, ad Arcore e ad altri festini hard officiati in Sardegna dal Cavaliere. Sul tavolo dei pm, infatti, ci sono le parole, messe a verbale, da Perla Genovesi, un ex assistente parlamentare che ricorda quello che ha saputo da un’amica cubista. Lei è la protagonista delle feste. Lei racconta . Perla riferisce ai magistrati che ascoltano sbigottiti. L’inchiesta va avanti, ma già deflagra sullo scenario politico come l’ennesimo colpo che promette di far esplodere il governo. Il presidente della Camera lo ha detto ieri sera. “Se i fatti verranno accertati, Berlusconi faccia un passo indietro”. Rapida la risposta dei berluscones: “Fini: o con noi, o apra la crisi”.

Nell’attesa in prino piano avanza la figura di Perla Genovesi. Perla , nel 2004, a 26 anni, era una delle militanti più attive nelle file parmensi di Forza Italia, al punto di diventare assistente dell’allora senatore azzurro, oggi deputato, Enrico Pianetta. Allo stesso tempo si dava anche da fare in un altro ambito, quello del narcotraffico, e trasportava cocaina. Nel 2007 era stata scoperta in macchina con altre due persone che furono arrestate per droga, mentre lei, incinta, non fu fermata. Finì lì la sua esperienza come assistente parlamentare, ma non quella da trafficante, che anzi è andata avanti fino allo scorso 19 luglio, quando è stata arrestata nell’ambito dell’operazione “Bogotà”, un’indagine che ha smantellato un traffico di cocaina dal Sudamerica in Italia, una rete che coinvolgeva un impiegato comunale di Trapani, un esponente della Camorra e dei narcos in Colombia e Perù. (leggi il blog di Gisella Ruccia)

Era entrata nell’organizzazione tramite un uomo di Campobello di Mazara (Trapani), Paolo Messina, che poteva contare su ingenti quantità di cocaina a costi bassissimi, che sarebbe stato il capo dell’organizzazione. I due si sarebbero conosciuti in una discoteca in Emilia Romagna. La donna era ben inserita negli ambienti politici di Forza Italia e frequentava i vertici del partito. Ai magistrati ha raccontato di avere ricoperto incarichi nell’entourage del capogruppo del Pdl alla Regione Emilia-Romagna Luigi Villani.

La “pentita” ha riferito ai magistrati di avere stretto rapporti con diversi politici proprio grazie alle sue disponibilità di droga, rapporti estesi grazie alla sua nomina ad assistente parlamentare. Proprio così la Genovesi “pentita” – ora assistita dall’avvocato Monica Genovese, legale che difende numerosi pentiti di mafia – avrebbe raccontato di avere presentato all’amica cubista Renato Brunetta, prima che questi diventasse ministro. L’amica avrebbe quindi chiesto al politico aiuto per un problema personale relativo all’affidamento del figlio. Sempre quest’amica, una ventottenne, “ragazza immagine”, cubista ed escort, avrebbe confidato all’ex assistente parlamentare di aver frequentato feste a base di sesso e stupefacenti a Milano e a Villa Certosa. Ad alcune di queste feste, ha detto la ventottenne alla Genovesi che lo ha poi riferito ai magistrati, avrebbe partecipato anche il premier.

Dopo l’arresto Perla Genovesi si diceva assolutamente estranea ai reati che le venivano contestati. “Ha richiamato fatti e annotazioni, ha giustificato la sua posizione rispetto ai singoli capi d’imputazione” spiegava il suo avvocato di allora Aniello Schettino. Poi però ritrattò, cominciando a collaborare e ottenendo gli arresti domiciliari. Ha raccontato di essere andata a festini a base di droga organizzati da politici trapanesi, ma non solo.

Eppure non ci sta a passare per una spacciatrice. Con una mail alla redazione della Gazzetta di Parma Genovesi ha affermato di essere un’infiltrata dall’età di 21 anni, prima dell’ingresso nelle file di Forza Italia, spinta dalla religione e dalla voglia di scovare il marcio del sistema, così da poter rivelare informazioni alle forze dell’ordine. Ma nel marcio ci è caduta lei.

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