Sul lodo Alfano il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esprime forti perplessità ed interviene inviando una lettera a Carlo Vizzini, relatore dello scudo per le prime due cariche dello Stato. Era il 22 ottobre 2010.

Il lodo – secondo Napolitano – avrebbe diminuito il ruolo del Capo dello Stato se fosse stata sottoposta una questione di procedibilità nei suoi confronti con un voto a maggioranza semplice del Parlamento.

Ma dopo gli emendamenti richiesti dal Quirinale ecco che arriva l’approvazione di Napolitano: “Si va nella direzione giusta”.

La Costituzione italiana, all’articolo 73 dice che il presidente della Repubblica promulga le leggi entro un mese dall’approvazione. Può in ogni caso chiedere una nuova deliberazione alle Camere prima della promulgazione che poi possono anche approvare nuovamente la legge così senza modifiche (articolo 74). Non è previsto alcun intervento durante la discussione delle leggi.

Fatto questo piccolo ripasso, senza entrare nel merito della eventuale incostituzionalità del lodo, non si capisce perché – perdonate la presunzione – il Presidente Napolitano debba intervenire prima che la legge venga approvata dalle Camere e non aspetta l’iter previsto dalla nostra carta costituzionale.

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