La gente di Terzigno manifesta contro l’apertura di una nuova discarica nel Parco Nazionale del Vesuvio perché ha paura per la propria salute. Ma purtroppo, per l’assenza del registro tumori in Campania, finora non è stato possibile stabilire un nesso scientificamente valido e utilizzabile in giudizio tra l’insorgere di malattie oncologiche e un fattore di inquinamento ambientale, come ad esempio un sito di conferimento dei rifiuti. Finora. Ma forse da domani sì. Perché i consulenti dell’Isde, l’Associazione internazionale dei medici per l’ambiente, hanno scoperto che proprio nel comune vesuviano dove dovrebbe essere allocata la discarica più grande d’Europa, ci sarebbe un modo per fare chiarezza una volta per tutte.

Terzigno, infatti, rientra tra i 35 comuni della provincia di Napoli coperti da un registro locale, curato dall’ex Asl Napoli 4 a partire dal 1996. Una banca dati ridotta che finora ha funzionato a singhiozzo, tra carenze di fondi, finanziamenti stanziati e poi scomparsi, software antichi, mancati aggiornamenti. Ma che potrebbe dare risposte molto importanti alle paure dei residenti dell’area vesuviana che lottano contro l’apertura del secondo invaso, e ai quesiti di chi chiede se, e come, la presenza di uno sversatoio di monnezza possa incidere sulla salute della popolazione residente. Perché a Terzigno è stata già attiva dagli anni ’80 fino a metà degli anni ’90 una discarica in località Pozzelle, la cosiddetta Cava Sari 1, poi chiusa. Questa ex discarica è vicina a quella attualmente in esercizio, prossima alla saturazione.

Il registro dell’ex Asl Na 4 potrebbe dunque custodire una preziosissima statistica di medio-lungo periodo, utile a stabilire le cause di un’eventuale impennata di tumori sul territorio di Terzigno. C’è un problema, però. Il flusso dei dati proviene per lo più dai ricoveri ospedalieri e dalle SDO (schede di dimissione ospedaliera). Dati il cui accesso è secretato. “Tutto quello che sappiamo – afferma l’avvocato Vittoria Operato, la consulente giuridica dell’Isde che ha rivelato l’assenza del registro tumori in Campania – è che la raccolta delle informazioni parte dal gennaio 1996 ed è purtroppo ferma al 2007. Da documenti ufficiali risulta un forte ritardo nella registrazione dati degli ammalati”. La banca dati si ferma proprio nell’anno in cui scoppia una delle più clamorose emergenze rifiuti della storia campana: così lascia irrisolto un dubbio, dovuto alla carenza di fondi e di strutture che rendono quel registro insufficiente. L’ipotesi, legittima, è che il flusso di notizie provenienti dagli ospedali non funzioni alla perfezione e che i casi registrati siano sottostimati rispetto al numero effettivo degli ammalati.

Secondo l’avvocato Operato c’è un solo modo per ottenere dati completi e utili: “Gli ammalati di tumore a Terzigno, i familiari delle vittime di cancro, possono per legge esercitare il diritto di accesso agli atti e sapere se tutti i loro casi sono stati inseriti correttamente nel registro. E se non sono stati inseriti, provvedere subito a farlo. In questo modo si potrà stabilire se esiste una correlazione tra le loro malattie e le discariche finora attive sul loro territorio. Così potranno far valere questi dati in un processo per ottenere il risarcimento dei danni”.

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