Ogni volta che scorgo sui giornali un’intervista rilasciata da Massimo Cacciari ho l’istinto di ripararmi dietro il divano o di fiondarmi dentro l’armadio. Fosse mai che una di quelle invettive scaraventate a mo’ di cluster bomb facessero arrivare qualche scheggia pure addosso a me. È già tanto non essere investiti dall’onda d’urto squadernando le pagine, e pensate dunque al sollievo giunto dallo scoprire che anche questa volta me la sono scansata. Io sì, ma altri no. Perché questa è la caratteristica delle interviste di Cacciari: su chiunque gli venga chiesto un giudizio, quello lì è cretino a prescindere e non ha capito un cazzo; e quale che sia l’idea sulla quale gli si chiede un’opinione, essa è una puttanata senza nemmeno stare a sentirla. E alla fine la verità ce l’ha in tasca solo lui.

È successo per l’ennesima volta stamattina, con l’intervista rilasciata a Toni Jop dell’Unità. Il Pd? Non ha capito niente. Beppe Grillo? È Vendola in peggio. Destra e sinistra? Roba da museo. Ma allora, dove cercare una via d’uscita? In lui medesimo, ovviamente, e in ciò che scriveva soltanto 35 anni fa: “Basta leggersi quello che scrivevo credo nel 1975, già allora sostenevo che alcuni valori non avevano più senso, che destra e sinistra così non reggevano più”.

Era avanti allora, e continua a esserlo adesso. Ma almeno fermati un attimo e lasciati raggiungere, Massimo. E non prenderci per imbecilli se dobbiamo percorrere oltre un terzo di secolo per pareggiarti.

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