Chiuso per ordine del magistrato. Poco più di una pagina in cui il gip motiva il decreto di sequestro con il quale oggi la polizia ha messo i sigilli al “Blow Up”, sede dell’Arci Gay di Palermo. Città, va ricordato, in cui nasce l’ Associazione lesbica e gay italiana. E’ il 9 dicembre del 1980. Trent’anni dopo la cronaca racconta un’altra storia.

Una storia che inizia il 7 maggio scorso quando gli agenti effettuano un controllo all’interno del locale dove si sta svolgendo una festa. Trovano tante persone (oltre duecento). Alcune di loro, però, non hanno la tessera. “Appena sette”, sostengono gli esponenti dell’Arci che per togliere ogni dubbio hanno fornito alla questura gli elenchi con i nominativi degli oltre mille iscritti.

Intanto il verbale della polizia atterra sul tavolo del pm che rivolge al gip Maria Pino la richiesta di sequestro. Il giudice legge, conferma e scrive: ““Era stato organizzato un trattenimento danzante con indiscriminato accesso da parte di chiunque, al fine di promuovere le elezioni universitarie”. E ancora: “Il circolo risulta privo dell’autorizzazione di trattenimento”. Conclusione: il responsabile del Blow up si ritrova indagato “per aver organizzato una serata danzante senza avere osservato le prescrizioni dell’Aurità a tutela dell’incolumità pubblica”.

Il circolo di giorno è sportello di accoglienza, sostegno psicologico e legale per le vittime di discriminazione, omofobia o transfobia, e centro di servizi e informazioni per immigrati. La notte diventa punto di ritrovo degli universitari palermitani e dei tanti stranieri che  nel capoluogo siciliano hanno deciso di studiare. Anche per questo il presidente nazionale Arcigay, Paolo Patanè definisce “il fatto grave e preoccupante”.  Sulla stessa linea l’euro parlamentare del Pd, Rita Borsellino. “Una notizia triste in una città che è stata ridotta a pezzi e che vive da tempo una gravissima emergenza sociale, ambientale e culturale”.

Il Blow Up è l’unico locale nel quartiere S. Anna a essere iscritto alla rete Addio Pizzo, il movimento, nato nel 2004 e che da anni lotta contro il racket e la mafia. Tante le serate e gli incontri con importanti esponenti della società civile, dell’informazione, della politica. Appuntamenti che hanno fatto del circolo uno dei centri più importanti della cultura palermitana. Manfredi Lombardo avverte: “Qui, dove la mafia comanda è importante mandare segnali di rispetto della legalità. Ma dopo la scelta dei magistrati, adesso ci sentiamo abbandonati”. Non si ferma e aggiunge: “Da quel 7 maggio abbiamo deciso di interrompere tutte le nostre attività. Anche se questo ha voluto dire lasciare alla porta i tanti stranieri e vittime di omofobia. Rita Borsellino, da Bruxelles invia un messaggio ai ragazzi: “Con la chiusura del circolo viene meno uno spazio che da più di dieci anni si è distinto per la promozione della cultura”.

L’episodio di questo pomeriggio racconta anche qualcos’altro. Ad esempio, di uno strano clima che da mesi si respira a Palermo. Il sequestro del Blow Up, infatti, si aggiunge ad altri casi di interventi delle autorità locali. Lo scorso 3 ottobre, nei giorni della visita del Papa, la Digos irruppe in una delle storiche librerie del centro, ‘Altroquando‘. Il motivo: l’esposizione all’interno del locale di uno striscione con scritto ‘I love Milingo‘. Lo striscione venne sequestrato insieme ad altri effetti personali del proprietario che protestava: “Questa è casa mia”. Un provvedimento lesivo della libertà di manifestazione di pensiero, assicurato dall’articolo 21 della costituzione.

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