Giuseppe Pignatone

Due attentati e una minaccia. Antonio Cortese, ritenuto l’autore di queste azioni contro i procuratori di Reggio Calabria, è stato arrestato stamattina al confine tra Italia e Slovenia.

L’uomo, 48 anni, affiliato alla cosca Lo Giudice ed esperto di esplosivi, è sospettato di essere l’esecutore degli attentati del 3 gennaio e del 26 agosto scorso contro la Procura generale e contro l’abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro, e l’autore della minaccia al procuratore Giuseppe Pignatone. Il 5 ottobre scorso venne trovato il bazooka in una strada vicino agli uffici della Dda dopo una telefonata anonima che segnalava una sorpresa per il procuratore reggino.

Nei suoi confronti la Direzione distrettuale antimafia dello Stretto ha emesso un provvedimento di fermo con l’accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso, mentre per la Procura di Catanzaro è indagato solo per la minaccia al procuratore capo reggino Giuseppe Pignatone. riferisce il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo: “Stiamo ancora lavorando per raccogliere ulteriori elementi di riscontro necessari – ha riferito aggiungendo che – a carico dello stesso Cortese anche la magistratura reggina ha emesso un decreto di fermo”.

Cortese stava tornando con un autobus di linea da Iasi, in Romania dove, secondo il capo della Mobile di Trieste Mario Bò “aveva qualche base logistica”, ed era diretto in Calabria, quando è stato trovato alla frontiera italo-slovena di Fernetti, poco distante da Trieste, dagli uomini della polizia di frontiera e delle squadre mobili delle questure friulana e di Reggio Calabria.

Circa cinquanta poliziotti per due giorni hanno controllato una decina di autobus e un totale di mille persone provenienti dall’Est Europa e in transito ai valichi fra Slovenia e Italia. “Vi state sbagliando. Con queste accuse io non c’entro”, ha dichiarato al momento del suo fermo Cortese, che non ha opposto resistenza.

“Antonio Cortese stava rientrando in Italia proprio per consegnarsi alle forze dell’ordine, avendo intenzione di chiarire la sua posizione e per respingere le accuse che gli muove Antonino Lo Giudice”, dichiara il suo difensore Giuseppe Nardo. “I suoi familiari avevano preso contatto con la squadra mobile di Reggio Calabria e io stesso avevo preavvertito la Procura distrettuale di Reggio Calabria, nella persona del sostituto Giuseppe Lombardo, dell’intenzione del mio assistito di presentarsi nella mattinata di venerdì 22 ottobre prossimo agli organi inquirenti”.

Gli investigatori si erano messi sulle tracce del sospetto già dalla notte tra giovedì e venerdì, quando gli uomini della Squadra Mobile di Reggio Calabria avevano perquisito l’abitazione dell’uomo trovando materiale interessante per il seguito delle indagini.

Nei giorni scorsi il boss Antonino Lo Giudice, che ha iniziato a collaborare con la giustizia dopo il suo arresto lo scorso 7 ottobre, ha riferito agli inquirenti che Cortese era l’autore materiale degli attentati di cui si era assunto la responsabilità. Sul ruolo dei pentiti il procuratore Di Landro ha sottolineato che “bisogna andare alla ricerca dei riscontri”, anche se “in ogni caso è una strada che si sta percorrendo costruttivamente”.

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