Altre operazioni sospette dello Ior sono finite nel mirino della magistratura romana, titolare degli accertamenti sui 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano e per i quali il tribunale del Riesame ha confermato il sequestro preventivo. Le operazioni in questione risalgono rispettivamente all’ottobre e al novembre del 2009 e riguardano assegni per 300 mila euro incassati su un conto dello Ior presso un’agenzia Unicredit e un prelievo di 600 mila euro da un conto aperto in Intesa San Paolo.

Secondo i pm Nello Rossi e Stefano Rocco Fava queste operazioni confermerebbero che l’istituto di credito vaticano ha un modus operandi che viola da tempo la normativa vigente in materia di antiriciclaggio. Più complicato, quindi, il quadro probatorio a carico del presidente Ettore Gotti Tedeschi e del direttore generale Paolo Cipriani. Nel caso specifico del novembre del 2009, ad esempio, si fa riferimento ad assegni per complessivi 300mila euro incassati su un conto Ior presso Unicredit e negoziati da tale Maria Rossi (indicata dalla banca come la mamma di un reverendo, titolare del conto stesso). Dalle indagini, però, è emerso che quei soldi provengono da fondi di una banca di San Marino e che quello di Maria Rossi è un nome inventato.

Un mese prima, ottobre 2009, presso una filiale di Intesa San Paolo sarebbe avvenuto un prelievo di 600mila euro in contanti senza che lo Ior avesse indicato la destinazione. Su sollecitazione della banca, l’istituto vaticano avrebbe parlato di soldi per missioni religiose senza fare riferimento a natura e scopo dell’operazione. Così Intesa San Paolo ha fatto la segnalazione all’Uif (Unità di informazione finanziaria), segnalando anche come nell’arco di un anno ssiano stati movimentati 140 milioni di euro in contanti.

Tra i tanti destinatari indicati dallo Ior come beneficiari di assegni c’è anche un nominativo, finito all’attenzione dei magistrati della procura di Perugia che indagano sulle irregolarità negli appalti sui Grandi Eventi: si tratta di quello di don Evaldo Biasini, economo della Congrega del Preziosissimo Sangue, indicato dalla stampa come il custode dei ‘fondi neri’ del costruttore Diego Anemone.

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