Roberto Benigni e Roberto Saviano che dialogano dei rapporti tra Silvio Berlusconi e la malavita in diretta su Raitre: il peggior incubo del direttore generale Mauro Masi poteva diventare realtà nel nuovo programma Vieni via con me. Testi già scritti (di cui il premio Oscar e lo scrittore di “Gomorra” vanno anche molto fieri) ed esordio previsto per l’8 novembre. Ma gli autori non hanno tenuto conto delle “pressioni da Zimbabwe” che anche questa volta il Cavaliere deve aver esercitato sui vertici di viale Mazzini. Così è arrivato, ufficiale, il veto della Rai che ha bloccato i contratti di Benigni, Antonio Albanese e Paolo Rossi, i quali erano disposti a lavorare anche a titolo gratuito.

La trattativa con il produttore Endemol, che detiene i diritti del format, va avanti da mesi, ma non è andata a buon fine perché l’azienda non voleva contrattualizzare Saviano. Lo scrittore, rappresentato proprio da Endemol, doveva debuttare da conduttore assieme a Fabio Fazio per quattro puntate pronte dallo scorso febbraio.

La notizia dell’ultima censura ex ante in casa Rai arriva in un lunedì nero per Masi. Annozero continuerà nonostante la sanzione imposta dal dg a Michele Santoro. Il conduttore di Annozero ha annunciato di aver interrotto l’appello al suo pubblico perché, come prevede la legge, la sua richiesta di accedere all’Arbitrato ha sospeso l’applicazione della sanzione fino a che un giudice deciderà. Poi il caso Report: domenica l’avvocato del premier Niccolò Ghedini ha tentato, invano, di impedire la messa in onda della trasmissione condotta da Milena Gabanelli. E la faccia di Masi a Porta a Porta parlava da sola. Pur presente in collegamento dal suo studio in viale Mazzini (una foto con Benedetto XVI e un gagliardetto della Lazio) Bruno Vespa deve sperare che Masi sia particolarmente distratto.

Perché se ogni secondo il direttore generale invoca il pluralismo e il contraddittorio, né l’uno né l’altro hanno sfiorato le poltrone bianche di Porta a Porta, dove il conduttore ha inscenato un processo di un’ora e mezza a Santoro e Annozero, senza un rappresentante del programma. Di più: la platea era sbilanciata a destra con i direttori di Panorama (Giorgio Mulè), Libero (Maurizio Belpietro), e il senatore Maurizio Gasparri (Pdl). Dall’altra parte l’ambidestro Piero Sansonetti (Calabria Ora), il morbido Matteo Colaninno (Pd) e il segretario della Fnsi, Franco Siddi.

Masi aveva l’aria dimessa di chi deve incassare, anzi si condanna a subire l’ennesima sconfitta nella battaglia contro Santoro: “Questa faccenda ha stancato me e anche voi e spero che oggi sia l’ultima volta che torni a parlare del tema. Abbiamo applicato le norme della Rai e del diritto del lavoratore, e la sanzione sarà applicata quando il percorso sarà compiuto”. A differenza del “vedremo” detto con ghigno da Gianluigi Paragone, stavolta Masi sulla presenza in video di Annozero deve arrendersi alla legge.

Ma bastava leggere il titolo di Porta a Porta – “Le regole valgono per tutti?” – per capire il tenore della puntata. E l’introduzione di Cecilia Primerano – lodata da Masi – completava l’opera: “In una televisione fatta di insulti, ci sta pure il vaff di Santoro”. Il video della metafora viene stipato in due secondi per confondere le idee. E di ripresa in ripresa, come su un ring con un pugile solo, i protagonisti hanno seminato dubbi e bugie. Hanno fatto riferimento a una sospensione di Santoro per una puntata di Samarcanda su Salvo Lima, e non è vero. E Gasparri, mentendo a sua volta, allude al suicidio del maresciallo Antonino Lombardo nei giorni successivi a Tempo Reale: due sentenze hanno già condannato chi ha tirato in ballo Santoro. Informate Vespa.

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