E’ arrivato il momento di parlare delle scarpe Hogan. Negli anni ’80 gli italiani all’estero si riconoscevano per lo zainetto Invicta, frotte di italiani erano individuabili da lontanissimo per i loro zainetti colorati. Oggi sono le Hogan a rappresentare il distintivo internazionale della specie italica. Il fenomeno non è ancora dilagante ma manca poco.

Mentre lo zaino Invicta si è diffuso in maniera capillare e acritica, per ora le Hogan non sono state accolte in maniera indiscriminata. Ogni giorno le Hogan scatenano una battaglia che sembra passare attraverso le lande sterminate e spesso intricate dell’estetica e del buon gusto. Chi le ama ne ha anche 10 paia di diversi colori. Chi le odia le addita come un esempio di decadimento dei costumi.

Di fatto le Hogan hanno creato un universo estetico nel gusto di molte persone, lasciando che il mercato si riempisse di imitazioni di ogni tipo e foggia. Tra Hogan originali e declinazioni varie possiamo dire che siano ovunque.

Basta salire su un autobus qualsiasi per trovarsi circodati da quello che è il modello di Hogan più sofisticato e in qualche modo grottesco: l’Interactive da donna. Una calzatura, come la sua omonima per uomo, ispirata alle scarpe da cricket inglesi degli anni ’30. Che per foderare il piede femminile si trasforma in una zeppa da 7-8 centimetri di identità incerta.

Ma cosa c’è dietro a una scarpa Hogan? Lungi dall’essere un fatto di costume, alla base del suo successo ci sono tante motivazioni che dall’estetica portano in ben altre direzioni.

La scarpa Hogan è comoda, sta bene con tutto, ad esempio con il vestito da lavoro, crea un effetto business casual facile e confortevole. Per le donne, è come una scarpa da ginnastica con il benefit del sostegno.

Nel modello da uomo, il tacco, tra solette e altre ‘taroccature’ può raggiungere anche i 5 centimetri. Non è poca cosa per un mondo difficile come quello dei tacchi da uomo. Niente a che vedere con le meraviglie consentite alle donne.

L’esistenza di un tacco cammuffato da suola di gomma viene minimizzata dai possessori. In realtà è probabilmente l’elemento determinante di un successo commerciale che Diego della Valle tutti i giorni accende una candelina davanti alla sua scarpa Hogan scolpita in marmo di Carrara in proporzione 4:1 posizionata su un capitello etrusco originale in un apposito altare votivo.

Data la loro diffusione, si può dire che le Hogan rispondano ad un’esigenza oramai ben chiara nella nostra società: essere più alti.

Una tendenza questa dell’altezza che ha numerosi indicatori. E’ scontato andare a ravanare nella politica nostrana (anche in Francia qualcosina da dire ce l’hanno) che è come sparare sulla Croce Rossa. E’ più interessante l’incredibile successo di un espediente calzaturiero detto “platform”, una specie di minizeppa piazzata sotto la suola di molte decolletes. Si somma lo spessore del platform a quello di un tacco posteriore, e una donna può farsi rialzare di 10 centimetri e più, conservando un’ottima deambulazione per tutto il giorno.

Volenti o nolenti, le Hogan sono il mezzo per combattere nel proprio piccolo una gara inconscia ad essere più alti, non importa da quanti centimetri si parte. Che significa essere più attraenti, più desiderabili. E, non bisogna essere Willy Pasini per capirlo, significa anche essere più amati.

Ma torniamo a Diego della Valle. Egli sa attraverso i suoi esperti di marketing che c’è un botto di gente che le Hogan non le concepisce neanche sotto forma di modellini in pasta di pane (li ho visti con i miei occhi in più esemplari nella mostra di una scuola media).

Tutt’altro che scoraggiato Diego, amante delle sfide, ha chiamato qualche esperto del settore per ricondurre a sè i dissidenti. L’esperto, che si sposta dalla sua baita in mezzo ai boschi con un ultraleggero e vive tra Tokyo e New York, ha ispirato le scarpe di una nuova collezione. Si chiamano Hogan Rebel e sono delle imitazioni delle Converse All Star, blockbuster del segmento, con la H di Hogan in bella mostra e un po’ più economiche delle originali con zeppa. Già popolarissime tra liceali e altre persone catalogate come alternative oppure fantomaticamente ribelli.

Come dire, quello che non può il Partito dell’Amore può comunque un buon ufficio comunicazione.

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