Ai consigli di amministrazione di Fnm Spa, la holding che controlla le Ferrovie Nord lombarde, Gaetano Giussani non manca mai. “Una persona distinta, cordiale, molto seria”, assicurano i suoi vicini di banco in CdA. Con una qualifica chiara e raramente reperibile sul mercato: “fratello di Don Luigi Giussani”, fondatore di Comunione e Liberazione (CL), il movimento cattolico che in Lombardia, negli ultimi venti anni, ha occupato i posti più prestigiosi del potere politico ed economico. Non è il solo Giussani a vantare natali così nobili. La sua collega Luciana Frosio Roncalli, vice-presidente del Consiglio di Amministrazione, è addirittura parente di Papa Giovanni XXIII, oltre ad essere consigliere della Lega Nord al comune di Bergamo. Poi c’è Claudio Solenghi, che sempre a Bergamo è membro del Comitato Esecutivo della Compagnia delle Opere, il braccio economico di CL, e, per non far torto alle minoranze, un posticino si è trovato anche per Cesare Bozzano, ex consigliere regionale del centro-sinistra. Quattro politici su sette, tutti con esperienza pari o vicina allo zero nel settore dei trasporti. Non male per una Spa che, dal 2006, è quotata alla borsa di Milano.

Ma Fnm non è un caso isolato. La galassia delle Ferrovie Nord è composta da dodici diverse società per un totale di 58 poltrone, metà delle quali è occupata da politici di seconda linea, secondo un manuale Cencelli regionale che non fa torto a nessuno, ma riserva le fette più ampie della torta al centro-destra nelle sue varie accezioni: Pdl, Cl, Lega Nord, ex An. A metterlo in evidenza, per la prima volta, è una ricerca di Federconsumatori Lombardia, presentata oggi alla Camera del Lavoro di Milano. “Non possiamo accontentarci di giustificare gli aumenti delle tariffe, minacciati in questi giorni, con i tagli del governo al trasporto pubblico”, ha dichiarato Gianmario Mocera, presidente di Federconsumatori Lombardia. “Le Ferrovie Nord scontano problemi di efficienza e redditività che hanno la loro origine in una governance non adeguata per un gruppo quotato in borsa”.

Nel consiglio di amministrazione di Ferrovie Nord Spa, la controllata che gestisce la rete ferroviaria e le stazioni, il Cencelli delle poltrone è ancora più palese: su sette consiglieri solo uno ha competenze tecniche. Gli altri sono politici più volte candidati ma non eletti come Pasquale Guaglianone (nel 2005 per AN e nel 2006 per Alternativa Sociale con la Mussolini) o Virgilio Bettinsoli, che entra in consiglio nell’agosto del 2009, due mesi dopo aver mancato l’elezione a sindaco (Pdl) di Gardone, in provincia di Brescia. Non manca la quota riservata a Cl, attribuita a Luca Del Gobbo, giornalista e sindaco di Magenta e la poltrona per le minoranze, che è andata a Giovanni Confalonieri, di Sinistra e Libertà.

Ma non è solo la struttura di governo ad attirare le critiche dei consumatori. “L’analisi dei bilanci ha evidenziato criticità e anomalie”, ha spiegato Mocera. “Una percentuale significativa dei costi non è indicata in modo sufficientemente preciso, mentre gli ammortamenti sono riportati con principi poco chiari”.
Tra i punti di debolezza ci sarebbe anche il proliferare, nella periferia del gruppo, di società controllate o partecipate con risorse limitate o bilanci in perdita. “Fnm ha bisogno di una struttura più snella. Per molte attività, che si potrebbero agevolmente internalizzare, sono state costituite società specifiche, come VieNord o NordIng, che aumentano i costi senza portare reali benefici al bilancio consolidato”, ha dichiarato Gianmario Mocera. Il messaggio per i vertici di Fnm è chiaro: prima di aumentare le tariffe è necessario comprimere i costi e snellire la struttura. Una cura dimagrante per le poltrone potrebbe essere il primo passo.

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