La proposta del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, di dotare di bombe gli arei italiani impegnati nella missione in Afghanistan ha riaperto il dibattito politico sull’opportunità del nostro intervento e sulla gestione del conflitto. Per Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm), l’iniziativa è puramente demagogica e non affronta la realtà di un conflitto in cui l’Italia si è imbarcata senza mezzi adeguati, subordinata agli Usa e senza alcun potere di incidere.

Il ministro della difesa, La Russa, ha detto che è necessario dotare i caccia di bombe che finora non sono state usate per non aumentare le vittime civili.
La Russa vuole diventare il ministro della guerra, vuole alzare il livello dello scontro e portare l’Italia in guerra contro la volontà di oltre il 70 percento della popolazione italiana.

Può essere una soluzione efficace per la sicurezza dei militari italiani in Afghanistan?
Armare gli aerei di bombe e inviare altri elicotteri non garantirà nessuna sicurezza ai nostri militari impegnati in Afghanistan. Nessun elicottero con bombe può esercitare una azione di contrasto contro un ordigno che è stato piazzato per terra per far saltare un Lince. E’ solo una proposta demagogica. Che cosa spera di fare il ministro La Russa? Spaventare i talebani? Questa è una guerra che ha già prodotto centinaia di morti tra le forze Isaf e un numero di civili afgani altissimo, non quantificabile.

Il Ministro ha detto che chiederà alle Camere di decidere.
Il Pdl ha la maggioranza. La Russa vuole far ratificare al parlamento una decisione che di fatto prende il governo e che, se approvata, sarebbe contraria all’art 11 della Costituzione. Questo creerebbe un precedente pericoloso. Di fatto sancirebbe che l’Italia è in guerra. Quello che mi dispiace è sentire voci discordanti all’interno del Pd. Fassino e Bersani hanno posizioni diverse quando servirebbe una opposizione compatta nel rifiuto di questa follia.

Il Pdm è contrario alla missione in Afghanistan?
Noi non siamo contrari all’uso delle forze militari nei limiti costituzionali e quindi in missioni di pace. Il nostro partito ha l’obiettivo di accertarsi che ai militari siano fornite adeguate garanzie di protezione e mezzi per operare nella massima sicurezza possibile. Gli strumenti dei nostri militari in Afghanistan sarebbero sufficienti per operare in sicurezza in una missione di pace, ma non per quello che stanno affrontando.

Vuol dire che i militari italiani stanno affrontando una guerra senza mezzi adeguati?
Le condizioni in cui sono inviati sono pessime. Non ci sono risorse. Per l’Italia questa è una guerra insostenibile sia per i costi umani che dal punto di vista economico. “Siamo mandati allo sbaraglio come carne da macello”, questo dicono i nostri soldati e i fatti di ieri lo dimostrano. Il Lince è saltato e i nostri uomini sono morti.

Cosa determina questa situazione?
Il fatto che c’è una cultura politica degli armamenti che segue puramente gli interessi di alcuni gruppi industriali che non sanno nemmeno cosa siano le forze armate. Scaricano solo i prodotti che sono interessati a piazzare. La guerra è un business per pochi. Alcuni ex militari sono subito pronti a fare dichiarazioni favorevoli all’uso di armi. Basta andare a guardare gli organigrammi societari per capire chi c’è nei Cda di queste società e quali sono gli interessi in gioco. Lobby di affaristi di armi che non fanno di certo gli interessi dei soldati.

Quali sono i loro interessi oggi?
La vicinanza alle forze armate si dimostra con i fatti e non con frasi retoriche. Bisogna fare un bagno di realtà. L’unica via di uscita da questo conflitto è ritirare le truppe e avviare realmente una missione di aiuto alle popolazioni. Perché non si possono ritirare i propri militari dall’Afghanistan? Già altri Paesi sono andati via.

La Russa ha definito “sciacalli” quanti propongono il ritiro dall’Afghanistan.
Lo sciacallo è lui che usa fatti gravi come queste perdite per alzare il livello dello scontro. Sta cercando di strumentalizzare il grave attentato di ieri in Afghanistan in cui hanno trovato la morte i quattro alpini per innalzare il livello dei combattimenti. Questo creerà una escalation di violenza invece imboccare l’unica via d’uscita, cioè una soluzione politica. E’ una decisione grave.

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