Andare via da Avetrana. Questo voleva Sarah. E non ce l’ha fatta. La mamma era una testimone di Geova e non voleva che lei frequentasse l’ora di religione a scuola. Con la cugina, la figlia dell’orco, aveva litigato perché sembra si fosse invaghita di un 28enne. In un paese della nostra Italia ignorante e arretrata, dove il popolo è fatto di persone che la mattina guardano Rai Uno e Canale 5, e il loro mondo finisce lì, fa più paura uno zingaro, un rom, un ragazzo grande, la voglia di Sarah di fuggire, piuttosto che il solito vecchio mostro, il parente. E ora lui e solo lui diventa il mostro, mentre se fosse stato (e non è mai successo) uno zingaro, il problema sarebbero “gli zingari“. Immaginiamo l’apertura del TG1 “Paura in tutte le famiglie d’Italia. Attenzione agli zii maiali. Linea diretta con Minzolini per segnalare i vecchi porci in circolazione“. Se non è reato il favoreggiamento di un familiare (leggete il recente bellissimo romanzo “La Cena” sull’argomento), cosa fare?

La difficoltà di capire cosa succede nel chiuso delle famiglie italiane non è superabile, se non dalle famiglie stesse. Che facciamo, mandiamo le ronde dentro le case degli italiani? I media vorrebbero un giallo moderno, qualcosa di legato a facebook, e fra i commenti dei giorni prima del ritrovamento di Sarah c’era chi proponeva un chip sotto pelle per rintracciare le persone scomparse. La verità è che in tante parti d’Italia non si è mai usciti da quella cultura patriarcale, primitiva, violenta, dalla quale una ragazza di 15 anni voleva scappare. Come tutti noi vorremmo scappare da quest’Italia, dall’arretratezza delle famiglie, dalla cultura dell’omertà, dalla noia della vita di provincia, dalla noia della routine, dalla grettezza di vecchie superstizioni o di nuove ancora peggiori, che proibiscono le trasfusioni di sangue e il voto alle elezioni. Lei non ce l’ha fatta.

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