“Abbiamo spostato i segugi da Montecarlo a Mantova”. E’ uno dei passaggi della conversazione tra Nicola Porro, vicedirettore de Il Giornale, e Rinaldo Apisella, responsabile dei rapporti con la stampa della Marcegaglia. La telefonata è stata intercettata dagli inquirenti che hanno iscritto nel registro degli indagati per violenza privata Alessandro Sallusti e Nicola Porro, disponendo le perquisizioni delle redazioni di Milano e Roma e le abitazioni dei due giornalisti a cui è attribuita la volontà di preparare un dossier contro Emma Marcegaglia.

Il numero uno di Confindustria ha riferito ai pm di essersi “sentita minacciata”. Gli inquirenti hanno ricostruito l’accaduto attraverso intercettazioni e messaggio sms inviati in particolar modo da Porro. Uno, inviato il 16 settembre a Rinaldo Arpisella, in cui Porro scrive: “Ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcegaglia”. Al messaggio è seguita una lunga telefonata da parte del vicedirettore che, secondo i pm, rispecchia il clima di quei giorni: in cui Il Giornale pubblicava articoli sulla vicenda Montecarlo legata al presidente della Camera, Gianfranco Fini. Diceva Porro: “Adesso ci divertiamo per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcecaglia come pochi al mondo!”. Aggiungendo che non si trattava di uno scherzo e di aver “spostato i segugi da Montecarlo a Mantova”, centro di riferimento degli interessi economici e familiari del presidente di Confindustria. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Vincenzo Piscitelli e John Woodcock, l’attenzione dei giornalisti del quotidiano di via Negri sarebbe stata scatenata da un’intervista rilasciata da Marcegaglia al Corriere della Sera il 15 settembre, in cui esprimeva opinioni critiche nei confronti del governo guidato da Silvio Berlusconi. “La maggioranza non c’è più”, titolò il Corriere.

Di fronte a quelle che, secondo i pm, si configurano come minacce, Arpisella cerca di intervenire per fermare la pubblicazione sul quotidiano di proprietà di Paolo Berlusconi, fratello del premier; lo fa chiamando a un responsabile delle relazioni esterne di Mediaset chiedendo un intervento diretto di Fedele Confalonieri, membro del cda del Giornale. Gli inquirenti registrano anche queste telefonate. Oltre a quelle di Porro ad Arpisella, che proseguono. Una il 22 settembre: “Dobbiamo trovare un accordo perché se no non si finisce più, qui…la signora se vuole gestire i rapporti con noi deve saper gestire”. Specifica: “Quello che cercavo di dirti è che dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa, vantaggiosa nel senso diciamo delle notizie delle informazioni della collaborazione no”.

Rilevante un altro passaggio della telefonata in cui Porro rimprovera ad Arpisella di aver nominato Gianni Riotta direttore de IlSole24Ore, quotidiano di Confindustria.  E Arpisella ribatte: “Guarda che quella è stata concordata, c’è il benestare di Berlusconi e di Letta su quella di Riotta forse tu non lo sai ma è così”.

Nel decreto di perquisizione è stato riportata anche la testimonianza della stessa Marcegaglia. “Dopo il racconto che Arpisella mi fece, ho sicuramente l’ercepito l’avvertimento di Porro come un rischio reale e concreto per la mia persona e per la mia immagine, tanto reale e concreto che effettivamente ci mettemmo, anzi mi misi personalmente, in contatto con Confalonieri. Il Giornale e il suo giornalista hanno dunque tentato di costringermi a cambiare il mio atteggiamento nei confronti del giornale stesso, concedendo interviste che, per la verità, io sul Giornale non avevo fatto. Non mi era mai capitata una cosa simile, e cioè non mi era mai capitato che un quotidiano ovvero qualsivoglia altro giornale tentasse di coartare la mia volontà con queste modalità per ottenere una intervista ovvero in conseguenza di dichiarazioni da me precedentemente rilasciate”.

Scrivono gli inquirenti che, in base a questi elementi, “vi è fondato motivo di ritenere che presso gli uffici del Giornale in uso ai predetti e/o presso le rispettive abitazioni degli stessi possano trovarsi atti giudiziari, documenti, informative di polizia giudiziaria e quant’altro idoneo a costituire il preannunciato dossier sugli affari della famiglia Marcegaglia, sia in formato cartaceo che su supporto informatico”.

Le perquisizioni sono scattate stamani all’alba su mandato del procuratore di Napoli, Giandomenico Lepore. Il direttore Sallusti ha annunciato che querelerà Lepore per diffamazione con grave danno alla propria reputazione e immagine, in merito alla dichiarazioni rilasciate dal magistrato al sito del Corriere della Sera. “Nel controllare un numero di telefono – ha detto Lepore – ci siamo resi conto che i colloqui tra i giornalisti del Giornale Alessandro Sallusti e Nicola Porro con il segretario del presidente degli industriali erano tesi a fare cambiare atteggiamento al presidente degli industriali che aveva rilasciato dichiarazioni dure contro il governo”. Ma Sallusti si difende: “Non ho mai fatto o ricevuto alcuna telefonata, messaggio o e-mail sull’argomento in questione, non ho mai parlato in vita mia con il presidente Marcegaglia, con il suo assistente Rinaldo Arpisella, del quale ho appreso solo oggi l’esistenza, né con persone riconducibili allo staff del presidente di Confindustria”.

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