Silvio Berlusconi nel giro di tre giorni ha attaccato pubblicamente, per due volte, il pm di Milano, Fabio De Pasquale, che rappresenta l’accusa al processo Mills. Il processo che il premier teme e ha sempre temuto di più. E ora che potrebbe riprendere a breve, delegittima il magistrato che gli contesta la corruzione in atti giudiziari. Lo ha definito “famigerato”.

Alla festa del Pdl, che si sta concludendo a Milano, ha rilanciato la commissione parlamentare di inchiesta sui magistrati e sulla P3 è tornato a parlare di “quattro vecchietti”, tenuti dentro per farli parlare di lui. Poi ha difeso il presidente del Senato Schifani contro cui ci sono solo dichiarazioni “di tale Spatuzza, che è in mano ai pm (di Palermo, ndr)”.

Ma il passaggio di insulti più lungo, l’ha dedicato a De Pasquale. Il premier ha voluto ricordare, a modo suo, che era anche il pm del processo per la maxi tangente Eni-Sai: “È lo stesso che disse a Cagliari (presidente dell’Eni, ndr) che il giorno dopo l’avrebbe messo in libertà e poi è andato in vacanza. Il giorno dopo Cagliari si è tolto la vita”. In realtà, nel luglio del ’93, De Pasquale diede parere negativo sulla scarcerazione di Cagliari e poi andò in vacanza. Spettava al gip Maurizio Grigo, prendere la decisione. Non ebbe il tempo, perché il presidente dell’Eni si suicidò. Diversi procedimenti hanno stabilito che De Pasquale non aveva alcune responsabilità per il gesto estremo di Cagliari, che già in alcune lettere, ritrovate dopo la sua morte, aveva anticipato la sua intenzione. Ma Berlusconi vuole diffamare chi ha chiesto e ottenuto più processi contro di lui: oltre quello per la vicenda Mills, anche quello per la compravendita “taroccata”, secondo l’accusa, dei diritti tv Mediaset.

E allora il cavaliere ha detto anche oggi, come giovedì, un’altra cosa non vera, sempre a proposito di De Pasquale: “Si è inventato di tutto per evitare la prescrizione. Si è inventato addirittura che la corruzione inizia quando chi riceve i soldi li spende. Se quindi è un risparmiatore non c’è mai corruzione, se muore la corruzione, inizia quando li spendono i figli. È una vicenda assurda, come quel processo”. Le cose non stanno così. Secondo il Pm, ma anche secondo i giudici di primo grado e d’appello, i 600 mila dollari (frutto di corruzione per le sue false testimonianze ai processi Fininvest-Gdf e All Iberian, del ’98-’98), sono entrati nella disponibilità di Mills effettivamente solo nel febbraio 2000, quando l’avvocato si è fatto intestare le quote del fondo Torrey global, per un valore proprio di 600 mila dollari.

Quindi, hanno sostenuto, il “momento consumativo del reato” era quello, e non l’11 novembre ’99, quando quella somma era intestata fittiziamente a una società. Diversa la conclusione della Cassazione, che ha confermato le accuse, ma ha stabilito per Mills la prescrizione. Infatti i giudici della suprema Corte hanno ritenuto che nel ’99 Mills ordina l’investimento non a suo nome, ma per “suo conto”, in modo da mascherare “il regalo” di Berlusconi. Quindi, a differenza dei magistrati milanesi, per la Cassazione “il ritardo del passaggio finale nella intestazione delle quote, non incide sul momento consumativo del reato, ma trae origine dalla volontà di Mills di rendere difficoltosa la ricostruzione di questo illecito passaggio di soldi e la sua origine”. E poiché, grazie a una delle leggi ad personam, la ex Cirielli, la corruzione in atti giudiziari si prescrive in 10 anni, e non più in 15 anni, Mills, per soli 66 giorni, nel febbraio scorso se l’è cavata, pur essendo stato riconosciuto un corrotto “nell’interesse di Silvio Berlusconi”.

In primo e secondo grado era stato condannato a 4 anni e 6 mesi. Poteva finire così anche per il suo ex coimputato “eccellente”, se prima il lodo Alfano e poi il legittimo impedimento “ad premier e ministri” non avessero congelato i suoi processi. Ma se la maggioranza non si inventa un altro escamotage, come un legittimo impedimento bis, la Consulta si pronuncerà sull’ultimo scudo il 14 dicembre. E se dovesse bocciarlo, come ha fatto con il lodo, a Milano si ricomincia. Il processo Mills, andrebbe in prescrizione nel gennaio 2012

Essendo Berlusconi l’unico imputato, ed avendo i giudici in parte acquisito gli atti del processo principale, se riprende il dibattimento, farebbero presto ad emettere una sentenza di primo grado. Quasi certamente ci sarebbe anche quella d’appello. E sulla carta, anche la Cassazione farebbe in tempo ad emettere il verdetto definitivo. Ecco perché il premier è molto nervoso. E schizza fango.

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