Sono Cgil da sempre. Partecipo con convinzione ed impegno alla mobilitazione che da due anni interessa il mondo della scuola. Una mobilitazione che deve fare i conti, quotidianamente, con il disinteresse del mondo della politica, con il disprezzo di chi ci governa, con il disimpegno dell’intellighenzia del nostro Paese, con l’inerzia di gran parte del mondo della scuola.

Non è facile. È faticoso, perché bisogna riuscire a far fronte quotidianamente a questi fattori, oltre che alle condizioni rocambolesche in cui 2 anni di arbitri e scandalose economie di spesa hanno ridotto i nostri istituti.

C’è una necessità che è stata dichiarata, richiesta, gridata da tanti come me che – insieme ai precari – stanno tentando di  mantenere alta l’attenzione del Paese su quello che sta succedendo: la necessità che i maggiori sindacati, quelli che più di tutti hanno a cuore la scuola (Cgil, Cobas e altri sindacati di base) si accordino su una mobilitazione comune, individuando punti di convergenza. Non dovrebbe essere difficile: questi punti comuni esistono e ce lo diciamo continuamente nelle scuole, durante le assemblee, nelle occasioni continue di confronto che noi insegnanti, noi base stiamo creando. Ciascuno iscritto a un sindacato, ciascuno con il proprio percorso, la propria storia, la propria identità; molti concordi nella richiesta.

Siamo orfani di un partito politico che convintamente e sinceramente faccia della scuola, dei diritti e dei doveri che intorno ad essa gravitano, dei principi che essa incarna, un punto fondamentale nella propria agenda, al di là degli ormai fastidiosi e scaduti slogan di maniera. A maggior ragione l’unitarietà di una piattaforma e momenti di mobilitazione concordati sarebbero una risposta gradita, che ci galvanizzerebbe e ci restituirebbe senso ulteriore a quello che stiamo facendo. La risposta alle domande insistenti è stata:

–  sciopero orario (I ora di lezione) dall’ 8 ottobre a dicembre (FLCGIL);

–  sciopero intera giornata 8 ottobre(UNICOBAS);

–  sciopero generale 15 ottobre (COBAS).

Ciascuno degli eventi sarà accompagnato da manifestazioni. Continuiamo così, facciamoci del male, diceva qualcuno. Non c’è bisogno di altri commenti. Ma forse di maggiore capacità di intercettare un disagio forte anche in quelli di noi che hanno sempre militato. La tentazione di “ballare da soli” è fortissima. Ed è una tentazione che non fa bene alla democrazia e non fa bene al lavoro.

Articolo Precedente

Il Tar del Lazio conferma: la riduzione dell’orario negli istituti tecnici è illegittima

next
Articolo Successivo

Atenei bloccati per la protesta dei ricercatori
“La riforma Gelmini allunga il precariato”

next