Arnold Schwarzenegger, governatore della California ha dichiarato “guerra” a David e Charles Koch, i due fratelli multi miliardari che, recentemente, hanno dato vita, investendo molti milioni di dollari, a un’iniziativa volta a ribaltare la legge dello stato per il controllo del riscaldamento globale. I Koch, ai quali fa capo l’omonimo colosso industriale, valutato come la seconda più importante compagnia privata nazionale, sono, infatti, fra i principali finanziatori della campagna a sostegno della Proposition 23 il cui obiettivo è la cancellazione delle limitazioni imposte dallo stato al controllo delle emissioni industriali inquinanti.

I sostenitori dell’iniziativa hanno raccolto finora oltre 8 milioni di dollari di cui il 97% proveniente da compagnie con interessi nel petrolio. Esattamente come le industrie Koch, note, da lungo tempo, proprio per essere fra le piu’ inquinanti di tutti gli Stati Uniti. Nonostante la rivista Forbes li avesse inseriti al 49° posto della classifica degli uomini più ricchi del mondo e al terzo (dopo Bill Gates e Warren Buffet) di quella dei Paperoni americani, i due miliardari godevano, pero’, di una fama assai limitata: David era noto agli appassionati di politica per aver speso una grande parte del suo patrimonio nella corsa alla presidenza degli Stati uniti nel 1980 come vice di Ed Clark e Charles per essere diventato il vero timoniere della compagnia.

Questo fino a qualche settimana fa, quando la giornalista del “New Yorker”, Jane Mayer, famosa fra l’altro per le sue inchieste su politici di spicco, in un lungo articolo, ne ha messo in evidenza i legami (se non la paternità) con il movimento del Tea Party. Pur non apparendo in prima persona fra i supporter, i fratelli Koch continuano a firmare assegni a favore di “Americans for Prosperità”, associazione che sostiene apertamente l’ala piu’ estrema dei Repubblicani. Sebbene la loro determinazione, mirata a distruggere politicamente il presidente Obama (da loro sono arrivati i “suggerimenti” al Tea Party sugli uomini dell’amministrazione da colpire), non sia una novità, dal momento che avevano già ampiamente “speso” per contribuire a gettare discredito sul presidente Clinton, in questo caso i due fratelli stanno “rispolverando”, restando dietro le quinte, i leit motiv più populisti come quello del “presidente comunista”.

Se una delle ragioni di maggiore opposizione alla politica obamiana risiede, infatti, proprio nella politica “verde” che il presidente sta cercando di supportare, l’altra ha radici ben più antiche e risale a quella gioventù passata a studiare e lavorare (“mentre i coetanei si divertivano”) in cui il loro papà, anticomunista accanito, li cresceva nel nome del liberalismo pù assoluto. Buffo, come sottolineato dalla Mayer, dal momento che Fred Koch, per un periodo, aveva fatto soldi proprio alla “corte” di quel Giuseppe Stalin che, poi, avrebbe così aspramente attaccato e di cui avrebbe continuato a vedere “l’ombra” ovunque.

Ciò che è più interessante, ripercorrendo le tappe della vita della famiglia Koch, è ritrovare intatti, a fasi alterne, i “ritornelli” relativi ai pericoli di “invasione comunista” e ai “presidenti socialisti”. Le oggettive difficoltà che il paese sta attraversando, hanno fatto dunque ben pensare ai Koch che, questa volta, il loro denaro potesse diventare lo strumento più adatto per vincere la guerra dichiarata al presidente.

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