Un depistaggio. Con due obiettivi. Accreditarsi ai vertici delle potenti cosche di San Luca e risultare credibili davanti alle forze dell’ordine per ottenere informazioni da passare ai boss. Questo il senso del presunto progetto di attentato al capo dello Stato Giorgio Napolitano. E’ il 21 gennaio scorso quando i carabinieri ritrovano un’auto piena di armi, esplosivo e passamontagna. La Fiat Marea è posteggiata, guarda caso, lungo il percorso del corteo del presidente della Repubblica. In realtà è solo una messa in scena. Questo si legge nelle 168 pagine del decreto di fermo emesso questa mattina dalla procura reggina e in cui si dispone l’arresto di Demetrio Praticò.

Secondo gli investigatori il depistaggio sarebbe stato orchestrato da uno di quei personaggi che in Calabria animano una pericolosa zona grigia, intessuta di rapporti con le cosche, ma anche con il mondo delle imprese, la politica e la massoneria: Giovanni Zumbo.  Zumbo è qualcosa di più di un colletto bianco. E’ un uomo vicino ai servizi segreti, è conosciuto all’interno dell’Arma e soprattutto ha lavorato come segretario di Alberto Sarra, attuale sottosegretario della Giunta regionale di Peppe Scopelliti, già in contatto con imprenditori milanesi (la famiglia Lampada) vicini alla cosca Condello. Questo racconta l’ultima inchiesta di Reggio Calabria. Di una ‘ndrangheta che dal teatro criminale alza il livello dei suoi contatti fino a infiltrarsi negli apparati più segreti delle istituzioni.

Zumbo, però, non agisce da solo. Il suo è un committente di peso all’interno degli assetti criminali reggini. Si chiama Giovanni Ficara, boss-imprenditore, i cui affari corrono sulla rotta Reggio Calabria-Milano. E sotto la Madonnina incrociano gli interessi di Paolo Martino, cugino di Paolo De Stefano, definito dagli investigatori il referente della ‘ndrine in Lombardia.

L’obiettivo primario di Ficara e del suo luogotenente Costantino Billari è quello di accreditarsi all’interno della famiglia Pelle di San Luca. Per questo Zumbo aggancia un carabiniere del nucleo operativo di Reggio Calabria. Zumbo parla con lui e a lui rivela il luogo dove è parcheggiata l’auto che viene regolarmente individuata. La notizia, come è ovvio, deflagra sulle prime pagine dei giornali. Eppure dai primi rilievi gli investigatori iniziano ad avere dei dubbi. Nella Fiat Marea non vengono, infatti, trovate impronte digitali, le analisi del passamontagna non rilevano presenza di dna. Infine, armi ed esplosivo sono depotenziati.

Siamo a gennaio. E le indagini proseguono. Soprattutto si lavora tra Reggio Calabria e Milano. Si tratta delle inchiesta Patriarca e Infinito concluse entrambe il 13 luglio scorso con 300 arresti. Le indagini dovrebbero essere un segreto, ma Zumbo sa già molto. “Con le sue rivelazioni – si legge nel decreto di fermo -, ha consentito a personaggi di vertice dell’organizzazione di conoscere in anticipo le mosse della dda di Reggio Calabria e quella di Milano”. Dice Zumbo: “E’ una cosa unica non è che è solo Reggio, prende Reggio fino a Milano, quindi diventa una cosa più…”. E ancora: “Ci sono qualche 150 a Milano! Gira e volta qualche altri 150 qua in zona!”. E così sarà. Annotano i magistrati: “Le notizie indebitamente rivelate dallo Zumbo prima a Giovanni Ficara e poi a Giuseppe Pelle, cioè a due personaggi di vertice dell’organizzazione, hanno costituito una condizione necessaria per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione”

Zumbo, dunque, lavora bene. “Gliel’ho detto io, vedi che… …hai la microspia nella macchina”. E dunque: “Statevi con gli occhi aperti, non parlate mai!!”. Sono indicazioni decisive. Tanto che i magistrati annotano: “E’ fin troppo evidente che per un’organizzazione criminale riveste fondamentale importanza poter fare affidamento su un soggetto come Zumbo, che dispone di informazioni riservatissime e le divulga senza chiedere niente in cambio”

Della cosa Ficara ne parla con quelli di San Luca: “Ah, questi Servizi, queste cose! Io fino ad un anno fa, ero ignorante su queste cose! Non avevo, non li conoscevo… Non sapevo neanche che esistessero! Poi tramite uno… Uno “scemunitu” cosi! Ha detto no…abbiamo scoperto tutte quelle microspie”.

Articolo Precedente

Riciclaggio, Ior sotto inchiesta. Sequestrati 23 milioni, indagati i vertici della banca vaticana

next
Articolo Successivo

Parla l’autore di ‘Vaticano s.p.a’, Nuzzi: ‘L’inchiesta sullo Ior? Sono cambiati i vigili di Bankitalia’

next