Con le notti bianche le nostre città possono fare un salto in avanti dal punto di vista culturale perché sono un’idea veramente eccezionale.

Per la verità, lo spunto iniziale non arriva dall’alto, ma dalla base: l’idea fu di un mio compagno di scuola.

Un giorno di tanti anni fa ebbe una trovata a suo dire geniale e io gli proposi di parlarne col preside. Alfonso, così si chiamava il compagno, bussò alla porta del preside e fiero espose la sua idea.

“Buon giorno signor preside. Ho pensato che questo Pirandello, questo Goldoni, Quasimodo, Alessandro Manzoni e anche questo Dante Alighieri, ci rendono la vita impossibile. Ogni giorno dell’anno scolastico noi studenti siamo costretti ad occuparmi di loro e di quello che hanno fatto e detto e scritto. Li odiamo. Non li sopportiamo più e soprattutto li troviamo inutili. Che ne dobbiamo fare di tutta questa gente?

E così, signor preside, ho riflettuto e partorito un’idea: rinchiudere tutta questa massa di cultura in un’unica, grande immensa lezione: 24 ore filate di cultura, 24 ore filate di rottura di palle ma alla fine liberi! Liberi di poter vivere la nostra vita senza che nessuno ce lo meni più con questo Dante Alighieri.

Tutto in un giorno, tutto in una notte.”

Il preside annichilito lo fissò in volto, aprì la porta e lo cacciò con una sonora pedata nel sedere.

Il preside non aveva capito nulla del genio anticipatore di Alfonso. Per fortuna l’idea è stata ripresa in questi anni dai sindaci.

Sindaci, mi piacciono le vostre trovate.

La Cultura al servizio del cittadino che nel corso della notte bianca, come prevede il vostro progetto, potrà alleggerire lo sforzo intellettuale con momenti di relax dedicati allo shopping.

Shopping e cultura: un binomio che aiuterà concretamente sia i negozianti a sbarazzarsi degli ultimi costumini da bagno invenduti sia la gente a capire meglio l’importanza della Cultura nella propria vita.

Sindaci siete grandi! Appoggio in pieno la notte bianca come uno dei cardini del vostro programma culturale. Perché di cultura si tratta essendo i fondi attinti all’Assessorato alla Cultura.

Mi permetto un piccolo suggerimento perché è il cittadino al servizio della politica e non la politica al servizio del cittadino: i poeti, i musicisti, gli scrittori, gli attori, i danzatori, i cantanti, i direttori di tutti i teatri cittadini: che farne dopo questa ubriacatura di cultura?

Una notte bianca di super lavoro e poi, finiti i fondi, che fare? Lo spettro della disoccupazione? Niente paura perché il mio amico Alfonso mi ha parlato di una sua nuova idea: aprire all’interno di quelle gigantesche torri dei Teatri dell’Opera, presenti in ogni grande città, dei nuovi, moderni, funzionali Outlet e il gioco sarà fatto. Nell’attesa della nuova notte bianca, nuovi posti di lavoro per i disoccupati della cultura.

Tutti uniti in un solo motto: “Una notte bianca per un futuro roseo. Il tuo!”

La Cultura al servizio del cittadino.

Concludo con qualche domanda.

Se per una notte si spendono tanti soldi per la cultura, vuol dire che negli altri 364 giorni se ne spendono altrettanti? Vuol dire che in Italia l’arte riveste un ruolo centrale del programma culturale dei governi?

Forse lo scopo delle notti bianche è quello di far uscire la gente di sera? E se così è, non sarebbe più opportuno rimpinguare le casse delle biblioteche di quartiere e dei teatri cittadini che potrebbero svolgere un lavoro più approfondito e capillare nel corso dell’anno? Certo ci sarebbero più occasioni di spegnere il televisore e uscire dopo cena. In questo modo si farebbero anche tornare a respirare gli operatori culturali costretti oggi a elemosinare ai politici un minimo di contributo.

In una notte quanti eventi può seguire il singolo spettatore? Certo pochi rispetto a quelli proposti. Allora, non sarebbe meglio dislocare gli eventi, gratuiti, nel corso di un anno affinché una fetta maggiore di cittadini ne possa usufruire?

Non sarebbe meglio riservare i soldi della notte bianca per diminuire il costo dei biglietti di teatri di prosa e dell’opera? Più cittadini ne potrebbero beneficiare. Soprattutto perché i teatri sono pubblici e quindi pagati anche con le tasse di chi lì dentro non potrà mai andarci? Il costo minimo per un adulto nel teatro dell’Opera della mia città è di € 38.

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