Che vuol dire, nelle intenzioni del Quirinale, auspicare che la legislatura continui? Dovrà continuare a prescindere dall’esistenza o meno di una maggioranza parlamentare? Dovrà continuare anche se il voto di fiducia sul programmino di Berlusconi (viva il ponte sullo stretto, pugno duro con gli immigrati, meno tasse e più brioches per tutti) dovesse rivelare la fine della maggioranza? Come intenderla, l’esortazione del presidente: accanimento terapeutico? Salviamo le forme? Smettiamola di litigare?

Sulla sostanza della politica la domanda è un’altra: ma davvero il presidente Napolitano e lo stato maggiore del Pd credono che sia un bene per l’Italia proseguire in questa malsana esperienza di governo? Credono che faccia bene all’economia, al paese, allo spirito di patria assistere all’abigeato quotidiano di deputati, alle transumanze parlamentari, alle accuse reciproche di prostituzione parlamentare?

Terza domandina, e poi taccio: mi sapete dire un solo paese di questo pianeta in cui il principale partito dell’opposizione, di fronte a una crisi verticale di consensi e di credibilità della coalizione di governo, continua a non chiedere elezioni anticipate, anzi a vederle come il fumo negli occhi?

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