E’ stata una mattinata di confronti a distanza. Alla festa dei giovani d’Italia del Pdl di Atreju in provincia di Roma, Berlusconi ha affrontato i temi caldi dell’agenda politica, lanciato messaggi agli alleati di oggi, ai possibili di domani. Nello stesso momento da Chianciano, Pierferdinando Casini, durante il comizio di chiusura della festa dell’Udc, sollecitato dalle domande di Enrico Mentana, ha mandato chiari segnali al Cavaliere: “Andremo avanti da soli” perché, chiarisce il leader dell’Unione di centro “saremo determinanti nella prossima legislatura”.

Dal palco di Atreju, dove un tempo Gianfranco Fini la faceva da padrone, il premier, intervistato dal ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, ha attaccato l’ideologia comunista: “Utopia folle e irragionevole”. Dopodiché ha eliminato ogni dubbio sulle prossime elezioni: “Non possiamo andare alle urne”, perché “un terzo degli italiani ci direbbe che non siamo stati capaci di mantenere la maggioranza che avevamo”. Ovazione della platea, quando la Meloni ha affrontato il tema delicato della corruzione: “Non è il caso, per il rispetto di tutti i nostri giovani e onesti militanti non dare responsabilità nel partito a chi ruba?”. Pronta la risposta del premier: “Sono assolutamente d’accordo”. Ma con una precisazione. Che a giudicare i presunti corrotti non sia “una certa magistratura”, ma “gli organi interni del partito”. Poi, immancabile, un attacco ai giornali della sinistra rei di aver “messo in giro l’idea di una nuova Tangentopoli: voglio dire che nel nostro partito non ci sono più mascalzoni. Li abbiamo tutti individuati ed espulsi”.

Ma il momento più atteso è stato quello della risposta del premier al presidente della Camera. Fischi del pubblico non appena Berlusconi ha nominato Gianfranco Fini. “Penso – ha detto il premier riferendosi ai finiani – che nessuno di loro voglia venire meno all’impegno preso con gli elettori che nel 2008 hanno votato un simbolo con scritto il mio nome”. Mentre sulla questione delle espulsioni dei finiani ha precisato: ”Non ce ne sono state. Solo dei deferimenti di tre persone al collegio dei probiviri che ancora non si è riunito”.

Infine il tema alleanze, con un chiaro riferimento all’Udc di Casini: ”Ci sono situazioni nel centro dello schieramento in evoluzione. Molti, al centro, sono più vicini a noi che al loro stesso segretario. Non credo che alcuni partiti possano continuare a non scegliere o a mettersi in una altra formazione che non avrebbe alcuna possibilità “ di concorrere alla giuda del Paese.

La risposta del leader dell’Udc arriva quasi in contemporanea. Il segretario, Pierferdinando Casini ha usato la linea dura. “Senza le dimissioni del governo – ha detto, stimolato dalle domande di Enrico Mentana – non ci interessa l’aggiungi un posto a tavola. Non siamo disposti per la nostra vanità a sacrificare un percorso di essere stata l’unica forza politica credibile. Non siamo ai saldi di fine stagione. Noi sulle buone leggi convergiamo, le cattive le contrastiamo, come abbiamo fatto fino a oggi”.

Dopo avere chiarito ciò che il suo partito non sarà mai, Casini ha dettato la linea ai suoi: “Siamo orientati a candidarci così come siamo”. Quanto accade a Gianfranco Fini o al Pd “non ci riguarda. Il problema di Fini riguarda lui. Noi continuiamo nella nostra linea che si è dimostrata giusta. Noi riteniamo di essere la forza determinante per la prossima legislatura. Siamo convinti che un’opposizione imperniata sul dipietrismo non è credibile per noi. Dovevamo essere i capponi da spennare. E invece siamo ancora qua: vivi e vegeti”.

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