Di essere chiamato direttorissimo non ne vuole sentire neanche parlare. Al massimo è direttore di se stesso e dei suoi quattro redattori. Stiamo parlando di Gad Lerner e della squadra de L’Infedele, il talk de La 7 che a partire da lunedì 13 settembre tornerà in onda per la sua nona edizione.
E’ un Lerner rilassato quello che parla, rinfrancato dagli ottimi risultati della rete che, grazie anche ai telegiornali di Enrico Mentana, regista dati d’ascolto fino ad allora difficilmente immaginabili. “Adesso il terzo pollo è un terzo polo. E l’Infedele starà dentro questa grande occasione che stiamo vivendo”. L’arrivo di Mitraglia alla direzione del tiggì? “Enrico è arrivato oggi e non nove anni fa quando abbiamo aperto i battenti della settima rete. E’ un segnale dei tempi che cambiano”.
L’apertura della stagione sarà dedicata all’attualità politica e in particolare al personaggio di Gianfranco Fini. “Un futurista? Un compagno? Un fascista erede di Almirante che crede in una destra moderna e diversa da quella populista di Berlusconi?”. Vedremo l’analisi che la squadra dell’Infedele saprà offrirci. Nel frattempo, secondo il giornalista, quello che è certo è che c’è un rinnovato interesse dell’opinione pubblica per la politica. “Forse perché la gente sente odore di sangue. Capisce che siamo vicini a una svolta, alla fine di un regime”.
Dieci anni fa Gad si dimetteva dalla direzione del Tg1, in seguito alle polemiche scaturite da un servizio sulla pedofilia. Impossibile non parlare delle polemiche sull’attuale guida del giornale della rete ammiraglia. “Mi auguro che Minzolini abbia fatto i suoi conti e che tragga dei vantaggi personali da questa bruttissima fine carriera di quello che, una volta, era un cronista d’assalto”. I due si conoscono molto bene, lavoravano assieme alla Stampa di Torino. “Ero io che da vicedirettore frenavo i suoi impeti nell’irrisione di una classe dirigente molto fragile, prima che, in un viaggio alle Bahamas, fosse folgorato da Berlusconi. Da quell’esperienza tornò un Minzolini molto diverso”.
Secondo il numero uno dell’Infedele, gli editoriali servono a sollevare grandi temi di opinione, meglio se controcorrente, “Li facevo anche io quando stavo al Tg1, ma non certo per dettare la linea del premier sul fatto che si debba andare o meno alle elezioni anticipate. Minzolini è stato usato per fare Bau”.
Al di là di quello che dice e auspica il direttore del Tg1, le elezioni sono molto più che una remota possibilità. E se si spegnessero ancora i talk di approfondimento come è accaduto la scorsa primavera durante la campagna per le regionali?  “Se decidono di fare ancora quel clamoroso autogol, io vado in onda lo stesso. Io il 25 marzo ho partecipato a Raiperunanotte perché volevo affermare il principio che l’informazione non si può imbavagliare, ma sono andato in onda lo stesso. E’ il mercato bellezza”.
A proposito di servizio pubblico, a che condizioni Gad Lerner tornerebbe in Viale Mazzini? “Io non tornerò mai in Rai”. Appuntamento allora su La 7, lunedì in prima serata.

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